5/10
Scorre velocemente ed é piacevole, ma non attira, non “appiccica” alla lettura, quasi addirittura noioso.
8/10
Storia piena di colpi di scena, qualcuno prevedibile, qualcuno decisamente inaspettato, che è riuscita a “tenermi incollato” e non farmi distrarre (qualità che apprezzo molto (mooolto) di un libro).
Ma il vero punto di forza è quanto spesso mi sono ritrovato in alcuni personaggi o, meglio, nel comportamento di alcuni personaggi. Ogni tanto nel bene ma più spesso nel male, lasciandomi spunti di riflessione e di miglioramento personale importanti. Questo grazie anche ai molteplici punti di vista esplorati dai vari personaggi, ogni capitolo è scritto in prima persona da un personaggio diverso, (tranne per la protagonista in terza pesona), la stessa scena è vissuta in modo diverso in base al carattere e alla personalità di ciascuno.
9/10
In tutte le recensioni cito in qualche modo “quanto un libro incolla”, cosa che considero la qualità più importante di un libro. Ecco, questo è l'esempio di un libro che “incolla”, che, come una serie TV che ha ben studiato dove interrompere gli episodi, ti fa dire “leggiamone un'altro capitolo”.
Sono comunque 1200 pagine, con una lunga e anche abbastanza lenta introduzione alla storia, quindi bisogna avere un po' di pazienza, ma una volta che Edmond lascia spazio a Montecristo e si inizia ad intuire il piano allora le pagine iniziano a volare.
Poi c'è poco da fare, a me le storie col lieto fine, ma soprattutto le storie con personaggi “molto potenti” che “mostrano tutta la loro potenza” piacciono e anche tanto (mi rendo conto che questa descrizione di storie vuol dire tutto e niente, ma la mia capacità espressiva non è proprio quella di Dumas).
In tutto ciò c'è anche la morale che Dumas cerca di lasciare immagino cerchi di lasciare, che bisogna sapere cos'è la più grande infelicità per poter assaporare la felicità; che anche l'onnipotenza di Montecristo in realtà deve fare i conti col caso e soprattutto con la sua coscienza.
Tutti messaggi che arrivano chiari, ma che probabilmente erano più adatti ad un contesto ottocentesco rispetto ad oggi. Ho quindi apprezzato la storia, senza grossi lasciti morali.
7/10
Ottima conclusione alla serie del Cimitero dei libri dimenticati, vengono riannodate tutte le storie lasciate in sospeso dai precedenti volumi. Tutto si incastra in maniera perfetta, con tanto di “Inception” finale tra l'autore, Carax e Julian.
Come nei precedenti volumi spicca la capacità di Zafon di mischiare temi molto diversi tra loro, come la dittatura di Franco in Spagna e la ricerca di Alicia del proprio posto nel mondo.
Nonostante queste ottime premesse, non è riuscito a catturarmi come solo L'ombra del vento era riuscita a fare. Rimane una piacevolissima lettura.
8/10
Attraverso un lungo flashback il protagonista racconta della propria adolescenza, di come non ha la minima idea del proprio futuro, della ricerca del proprio posto nel mondo, ma soprattutto del rapporto con due ragazze l'una l'opposto dell'altra e della necessità di prendere delle decisioni (o la vita le prenderà per te).
Probabilmente è un libro più adatto a ragazzi adolescenti (che possono in qualche modo rispeccharsi e imparare qualcosa da Toru) che a gente della mia età. Eppure sto vivendo proprio in questo momento un periodo di grandi dubbi e confusione, fase che ho completamente saltato durante l'adolescenza (o forse sto vivendo solo ora la mia adolescenza), cosa che mi ha portato ad apprezzare molto (molto!) la prima parte del libro.
La seconda metà diventa quasi irrealistica, rimane un'ottima storia scorrevole e intrigante, ma la difficoltà nell'immedesimarsi nel protagonista mi ha portato un po' a distaccarmi dal libro, facendo scendere la valutazione.
8/10
Ottimo libro, ma in una maniera diversa da “L'ombra del vento”: vengono trattati temi molto profondi in maniera decisamente più misteriosa.
I temi trattati, in cui sono riuscito ad immedesimarmi meno rispetto al precedente libro, sono probabilmente la causa dell'unica pecca che ho trovato: la prima metà, per quanto ben scritta ed emozionante, non é riuscita a catturarmi quanto “L'ombra del vento”. La trama non é ancora ben definita e nonostante ci siano già diversi punti interrogativi non fa rimanere il lettore incollato ad oltranza.
Al finale (quasi metà del libro, divorato in 2 giorni) però non si scappa, una bella mazzata, diametralmente l'opposto del suo sequel (“L'ombra del vento” appunto), al protagonista non rimane più nulla, nemmeno una motivazione per continuare a vivere.
6/10
Buon giallo, altamente godibile.
Ma, personalmente, non mi ha mai catturato né emozionato in alcun modo.
8/10
Mattone (perché è un bel mattone) scorrevole e molto ben scritto: riferimenti cinematografici, letterari e storici a bizzeffe, spesso interessanti, ogni tanto eccessivi.
Ma il vero punto di forza non è la storia raccontata in sé (non per questo monotona, qualche colpo di scena mi ha stupito), ma tutti i concetti che cerca di esprimere, tutti gli insegnamenti che cerca di impartire.
Insomma un libro da leggere con calma, diluito nel tempo, che non attira e non “incolla” come magari altri (dico sempre le stesse cose, lo so), ma che sicuramente insegna qualcosa.
A me ha insegnato più che qualcosa. Probabilmente perché sono ancora un ragazzino ingenuo, ma ha insegnato tanto, davvero tanto. In primis ovviamente come varie “timeline” possano nascere da una sottilissima scelta differente, ma soprattutto che queste versioni alternative non è che detto che siano migliori (come di default pensiamo siano). Non abbiamo gli strumenti per poterle giudicare, è inutile rimpiangere una scelta o pensare a “cosa sarebbe potuto essere”, non possiamo proprio saperlo cosa sarebbe potuto essere (pag 268).
Questo banale, ma molto interessante concetto, unito alle varie interpretazioni filosofiche delle scappatelle di Ferguson, mi ha aiutato ad attraversare abbastanza indenne un periodo complicato di dubbi esistenziali (e amorosi), che altrimenti mi avrebbe moralmente steso per qualche settimana.
7/10
Lettura piacevole, è un ottimo collegamento tra la storia di Daniel e la storia di Martìn, riempiendo il tempo ma aprendo buchi (e introducendo personaggi e misteri) tra i due primi romanzi.
Non lo considero un romanzo indipendente ai livelli dei due precedenti, ma solo una (ottima) preparazione al prossimo romanzo.
6/10
Libro incentrato sulla censura e, ovviamente, sul totalitarismo. Ma quello che mi lascia riflettere è soprattutto la dinamica della neolingua: come il togliere (riduzione all'osso del numero di parole, applicazione ferrea di regole senza eccezioni, rimozione di sinonimi, ...) porti ad una riduzione di quello che è possibile fare (niente letteratura, il pensiero è limitato dalla lingua).
Proprio perché sono sempre stato un fan della rimozione delle cose superflue e semplificazione massima di qualsiasi sistema, la principale riflessione che mi porto via è che non sempre è adeguato e porta a benefici questa pratica.
Detto ciò, ho trovato il libro un po' troppo lento, con alcune parti molto ripetitive seguite da grossi salti temporali. La storia in sé forse addirittura prevedibile.
7/10
La narrazione al contrario di Jen (o meglio, il suo viaggio nel tempo, dato che la narrazione è lineare rispetto a lei, semplicemente la segue) è sicuramente interessante, ma il vero punto di forza rimane il doppio punto di vista (come già avvenuto in “Solo un'altra persona scomparsa”). Si accumulano informazioni sia dal passato (Ryan) che dal presente all'indietro (Jen), costruendo un puzzle che converge nelle ultime pagine, dove le narrazioni si incontrano. Quando mi sono accorto di questa magia sono diventato molto più affamato di finire il libro per avere delle risposte.
Ma questa realizzazione è arrivata abbastanza tardi, la prima metà del libro è piacevole e ben scritta, ma non mi ha personalmente attirato più di tanto.
6/10
Interessate e non tecnico, ma sicuramente più apprezzabile da chi ha una formazione informatica. Molti concetti sono effettivamente molto utili nella vita di tutti i giorni e fanno riflettere.
Purtroppo tende a rimanere un po' noioso, cosa normalissima data la natura del libro (non è mica un romanzo...)
8/10
Libro che parte fortissimo, per poi calare lentamente ma costantemente, in una storia prevedibile, quasi banale.
Il punto del libro non è, però, la storia di Montag, ma il mondo in cui vive: segnato dalla censura e dall'intrattenimento senza pause.
Quest'ultima caratteristica lo rende molto molto (ma molto) attuale, siamo da poco entrati nell'era dell'intrattenimento breve, la cosa che crea più dipendenza in assoluto.
Infatti quello che mi ha colpito del libro è il rendersi conto di questo problema (che nel libro è rappresentato dalle “pareti” a cui le moglie è dipendente) ed affrontarlo, creandosi dei momenti di riflessione:
“La cerniera lampo sostituisce i bottoni e all'umanità viene sottratto anche quel po' di tempo che serve a vestirsi la mattina: tempo per pensare, un'ora filosofica e quindi un'ora malinconica”.
9/10
Libro che mi ha fatto scoprire il piacere della lettura, che ha smosso delle emozioni, che è riuscito ad isolarmi in metro dall'ambiente intorno a me, facendo volare il tempo.
Mi sono davvero sorpreso di provare così distintamente delle emozioni, di solito non provo nulla.
Razionalmente speravo finisse esattamente come è finito, ma un finale drammatico avrebbe lasciato un segno molto più profondo.