Cosa succederebbe se improvvisamente nel mondo di oggi sbucasse uno dei dittatori più crudeli della storia dell'umanità? Che impatto avrebbe sulla vita del suo paese? Quale sarebbe il suo ruolo? Fino a quanto verrebbe preso sul serio?
Vermes scrive “Lui è tornato” facendosi continuamente queste domande, e mescola la commedia degli equivoci alla riflessione politica e sociologica. Ne esce fuori un libro che è spassoso ma che ti mette di fronte ad una riflessione continua. Quanto quello che ha fatto il nazismo è responsabilità di un “uomo solo al comando” e quanto, invece, è anche di peso dalla società tedesca (oserei dire europea) dell'epoca? La risposta è implicita... l'autore ne approfitta per rimproverare la Germania dei giorni di oggi (in realtà parliamo del 2013) e il suo modo di affrontare la storia.
Nelle scuole si racconta e si condanna tutto quello successo nella seconda guerra mondiale ma si tende a banalizzare la figura di Hitler, definendolo un pazzo che ha commesso le peggiori azioni all'oscuro di tutti, animato da una forza che nessuno poteva contrastare. Un'interpretazione utile a lavarsi la coscienza, ma non la migliore per istruire le nuove generazioni.
“Lui è tornato” non è di facile lettura, a fine capitolo bisogna andare a leggere le note dell'autore che danno spiegazioni dettagliate su alcuni passi della storia e dell'attualità. È veramente un libro comico ma non si rischia mai di banalizzare la figura di Hitler, non si relativizzano mai i suoi crimini, dietro ogni battuta del Fuhrer (anche a sfondo razziale) c'è sempre un personaggio attuale che non lo prende mai sul serio, alla fine tocca al lettore riflettere non tanto sulla veridicità di un ritorno di un regime totalitario come quello nazista, piuttosto su quello che potrebbe essere il futuro dei tanti partiti estremisti e di conseguenza del futuro della democrazia
Il racconto dei 18 giorni che “sconvolsero” il calcio mondiale, o dovremmo forse dire, dei 18 giorni più coinvolgenti della storia recente. Barcellona-Real Madrid è la partita delle partite per gli appassionati di calcio, quell'anno le 2 squadre migliori del mondo si affrontarono per 4 volte in così poco tempo ed erano allenate dai 2 allenatori migliori del Mondo.
Eppure di quei giorni non ci ricordiamo delle grandi giocate di Messi e Ronaldo, della genialità di Xavi, Iniesta e Ozil, delle accelerazioni di Di Maria e Kakà, delle parate di Casillas o dei grandi interventi di Puyol, Piqué e Ramos... ma solo della grande guerra fra Mourinho e Guardiola, due che una volta erano amici (o quasi amici) e che arrivarono a detestarsi a vicenda, a rappresentare due modi diversi di interpretare il calcio.
Paolo Condò, un maestro per ogni giornalista sportivo in erba e non solo, ci racconta molti retroscena di quella grande “guerra fredda”, con grande enfasi sulle conferenze stampa alle quali lui ha assistito e che sono state il vero fulcro della rivalità. È stato interessante rivivere quei momenti grazie al libro, di certo ben scritto, ma forse l'autore avrebbe potuto approfondire un po' di più il passato di Mourinho al Barcellona, o alcuni aspetti del carattere di Guardiola che sono rimasti “nascosti” fino a quando non ha cominciato a cambiare paese per allenare in altri campionati. Una bella opportunità per raccontare una mini-epoca storica per il calcio... forse non colta appieno
Il libro è un piccolo gioiello, e a dispetto dal titolo, non è rivolto solo agli appassionati di sport. Non è una cronaca delle Olimpiadi del ‘36, è un racconto particolareggiato di un evento così straordinario da contenere al suo interno tantissime storie. La bravura degli autori è stata quella di non fossilizzarsi su Jesse Owens e la sua straordinaria storia d'amicizia con Jung, ma di raccontare tante altre vicende particolari di quelle Olimpiadi. Ho apprezzato particolarmente il punto di vista di uno dei due protagonisti, Wolfgang Fürstner, un tedesco che vive la trasformazione della sua patria dall'interno e pian piano si rende conto dell'andazzo che la storia prenderà.
Buffa è, come sempre, una sicurezza.
L'aveva consigliato Stephen King, direttamente su Twitter, un endorsement che pesa fin troppo in questo ambiente, e che King ha rafforzato parlando di un “Harry Potter per adulti”.
Non ci sono grosse similitudini con la saga leggendaria della Rowling, la Nona Casa è un libro che parla di un universo magico ma il punto non è la magia, piuttosto come essa si incastra e convive con le vite terribilmente incasinate e vere dei personaggi... che paradossalmente non solo privilegiati, non c'è una netta distinzione fra “babbani” e “maghi”, anzi, qui i veri dannati sembrano quelli che hanno questo dono.
Il libro ti butta troppi elementi fantasy, uno sopra l'altro, nelle prime 100 pagine, la narrazione all'inizio regge con il classico rimbalzo fra passato (raccontato da Darlington) e presente (raccontato da Alex, la protagonista). Hai la sensazione dello “spiegone” e non può bastare una mappa ad inizio libro per farti entrare in un mondo così complicato. Poi però si arriva a un punto di non ritorno, quando finalmente si fa luce sul passato della protagonista e allora lì si entra nel labirinto di emozioni che l'autrice aveva finemente elaborato.
Avevo atteso questa uscita a lungo, è stata posticipata per via del Covid-19, alla fine ne è valsa veramente la pena. Uno dei fantasy più belli degli ultimi anni.
Non c'è un modo per definire bene “Limonov” di Carrere. Vorresti leggerlo sforzandoti di non farti un'idea sul protagonista, cercando di essere oggettivo, di pesare le sue scelte di vita attentamente tenendo conto del contesto storico in cui ha vissuto... Dopodiché mandi tutto all'aria dopo circa 20 pagine, lasciandoti trascinare dalle avventure assurde di un poeta maledetto, un rivoluzionario che ama fare il Bastian contrario, lo odi, poi lo ami, poi lo odi ancora di più, alla fine, quando leggi l'ultima pagina non sai più quale sia la verità.
In poco più di 250 pagine Daniele Manusia racconta cosa è il romanismo, lo fa raccontando la storia del più grande romanista della storia.
Un viaggio nei ricordi per chi, come me, ha di fatto vissuto tutta la carriera del 16 giallorosso, immagini che tornano nitide quando si parla del primo De Rossi, e che vengono cristallizzate ancora di più nella memoria quando invece si parla di tempi più vicini ai nostri. Più si avvicina la fine della narrazione, più si sta male, pensando a come è finita, ma soprattutto più si prova orgoglio.
Un libro che ogni tifoso della Roma deve conservare gelosamente, forse rileggere di tanto in tanto, per rispolverare la memoria e ricordare a se stesso cosa voglia dire essere della Roma
Un libro che ti apre letteralmente un Mondo, scritto in maniera veramente leggera e allo stesso tempo esaustiva. Speravo mantenessi il tuo livello nel saper intrattenere informando bene (come nel podcast) anche su carta, in effetti è così. Stra-consigliato anche a chi non ha mai sentito Da Costa a Costa (e deve recuperare assolutamente)...
Letto nel giro di pochi giorni il primo romanzo del nuovo anno, una piacevole sorpresa, ma soprattutto una bella sensazione quella di scoprire dopo tanto tempo finalmente un autore italiano che sappia tenermi incollato alle pagine così.
“La ragazza nella nebbia” non è solo un romanzo sulla scomparsa di una bambina, in un cattolicissimo e chiuso paesino di montagna (con tratti chiaramente scandinavi), ma è soprattutto un romanzo attuale su una serie di mali che negli ultimi 20 anni si sono insinuati nella realtà del nostro paese. L'attenzione morbosa dei media sui racconti di cronaca nera, gli show televisivi alla Bruno Vespa, con i plastici e i super esperti in studio, i processi mediatici, e le vite rovinate di alcune vittime credute carnefici, ma anche una denuncia al macchinoso sistema burocratico dell'Italia e alla corruzione diffusa nelle forze dell'ordine.
Il romanzo indaga sì sulla scomparsa e la presunta morte di una ragazzina, ma anche sulla natura dell'essere umano, in qualche modo sempre colpevole, anche quando sembra innocente.
Nei periodi di stanca letteraria, in cui non riesco ad aprire un romanzo neanche che fosse scritto da Tolkien incredibilmente risuscitato, leggere un romanzo del maestro Camilleri mi sembra un “fertilizzante” per la mia vena artistica. Ritrovare i sempre cari personaggi, il commissario, Fazio, Catarella, Augello, il dottor Pasquano mi sembra come riabbracciare simbolicamente degli amici sui quali posso sempre contare.
Con la speranza che Riccardino esca il più tardi possibile, e che non debba mai dire addio a questi amici di lettura.
L'ho letto in 2 settimane per un esame. Credo proprio che se mai un giorno dovessi insegnare (e me lo auguro) lo consiglierò a tutti i miei alunni. Ti avvicina in maniera impressionante alla figura di Dante, e alle sue opere. Ti aiuta anche a ripassarle, a riviverle, e allo stesso tempo è un ottimo testo accademico.
Prima di leggere questo libro pensavo che quello che provo io per la mia squadra (la Roma), quello che sento ogni volta che vado allo Stadio, il felice momento in cui la palla entra in rete e tu esulti come se tutto dipendesse da quell'attimo, peggio ancora il momento in cui sei fuori da una finale di Coppa, o dai addio ad ogni velleità di prima classifica, si, pensavo che non si potesse scrivere in un libro, che nessuno ci sarebbe mai riuscito.
Poi ho letto Febbre a 90°, non ho trovato nulla di nuovo in quello che dice l'attore, sono tutte sensazioni che ho provato e che provo oggi e proverò per sempre. Ed è proprio questo il bello, ho trovato qualcosa che mi giustifica; giustifica il fatto che sono più triste quando la mia squadra perde il Derby piuttosto che quando muore una zia lontana; giustifica perché sarei disposto a far di tutto pur di poter veder vincere la Coppa dei Campioni alla mia squadra piuttosto che trovare lavoro; giustifica persino perchè una vittoria al 93esimo in rimonta è meglio del sesso. Insomma, giustifica cose che delle persone calcisticamente normali catalogherebbero come frutti di una mente folle.
Invece no, “Febbre a 90°” è la Bibbia del malato calcistico, un must per chi ama il calcio, è un libro da esibire come si esibisce la patente fermati a un posto di blocco. Quando vi chiederanno: “Ma perchè fai tutte queste cose per il calcio? Io non ti capisco” allora potrete dir loro di leggere Hornby.
Scrivendo questo romanzo nel ‘95 Zafon mi ha dato la sensazione di aver fatto le prove generali per il capolavoro insuperabile che è L'Ombra del Vento. Ha tutte le caratteristiche di un romanzo dell'autore spagnolo, il background paradisiaco, un'attenta descrizione del paesaggio, il tipico protagonista “giovane di belle speranze”, e poi una storia che non ti aspetti che nasce dall'immensa fantasia di questo genio della Letteratura. Non è ai livelli de “L'ombra del vento” o de “Il gioco dell'angelo”, ma è pur sempre un gran bel libro.
Questa volta Lindsay ha superato anche il primo libro della serie, questo episodio è un vero capolavoro. L'ironia a sfondo oscuro del protagonista mi attira tantissimo, si leggere in pochi giorni, addirittura ore. Veramente fantastico...pensavo che dopo il primo sarebbe andato a decrescere il mio interesse e invece...
E' sempre piacevole leggere Camilleri e il suo Montalbano, soprattutto per un siciliano lontano da casa. Come al solito l'ho finito in due giorni (ormai mi ipnotizzo quando leggo Camilleri), la trama è solida, tutto sommato piacevole, non ai livelli dei primi ma è sempre da leggere. Il personaggio di Salvo Montalbano è decadente, capisce di essere agli sgoccioli, ma questa volta c'è meno spazio per l'introspezione. A me è piaciuto, se poi dovete cercare “il pelo nell'uovo” come ama dire Camilleri, bhe, fate pure.
Forse manca quel tocco in più per essere uno storico giallo storico, tutto sommato però mi aspettavo di meno. Schatzing ambienta questa storia di violente guerre fra nobili e clero proprio prima della sesta crociata, nella sua città natale, Colonia. E'originale la scelta del personaggio principale, diabolica quella di Jaspar, forse un pò stereotipata quella del “demone” Urquhart. Insomma una lettura piacevole ma non memorabile.
Molto molto affascinante lo stile di questo autore svedese, che si aggiunge ai tanti bravi connazionali che, fin dal celebre Larsson, fanno tanto scalpore in tutta Italia.
Finalmente dopo le varie papardelle di Twilight e dei vampiri che sbrilluccicano qualcuno racconta una vera storia di vampiri, con tanta tanta emofilia (e con questo intendo amore per il sangue) e anche tanta eliofobia, però intrecciata con la storia di un povero adolescente vittima dei soliti bulli di quartiere. Una storia non solo Horror, ma anche di amicizia e di amore. Lindqvist è bravissimo a descrivere le scene più importanti, a rappresentare così bene i pensieri di creature che sono solo nel nostro immaginario.
Un bel romanzo di orrore, accattivante e coinvolgente. Non prende la quinta stella forse per il finale, un pò strano e sottotono.
Quando in giro per l'Ipercoop di Bologna un mesetto fa ho trovato per puro caso questo libro, fra i vari volumi a prezzo ridotto, sono rimasto attratto dal titolo, dalla copertina, e poi leggendo la trama ho avuto qualche dubbio. Per qualche motivo ho preso il libro, ed oggi l'ho finito. Bello, bello, bellissimo. Profondo, affascinante, una sorpresa piacevole.
In breve la trama: il protagonista del libro è Odd Tomas, un 21enne con un particolare dono. Riesce a vedere le anime dei morti sulla terra, riesce a parlare con le anime, e riesce a liberarle dal loro “eterno supplizio”. Odd scopre che nella sua piccola cittadina un pazzoide satanista ed estremamente pericoloso sta preparando una strage, e decide di sventarla.
E direte: “Ah è il solito supereroe”.
No, leggendo questo romanzo, pagina per pagina, si riesce a capire come l'autore, tramite le parole di Odd Tomas, racconti la crudeltà e la malvagità che è alla base della società di oggi. Odd non è un supereroe, ama la sua Stormy, e nel suo futuro non c'è niente che assomigli ad un moderno Spiderman o Superman, solo un desiderio di vivere naturalissimo. Con un finale strappa-lacrime, ed una storia davvero intricante, questo “luogo delle ombre” mi stupisce in positivo, e mi convince a comprare il sequel, con il caro Odd ancora protagonista. Alla faccia di Peter Parker e Bruce Wayne.