Location:Sicily
581 Books
See allS'è scritto tantissimo su questo libro, che è arrivato alla ribalta solo dopo l'uscita del film di Steven Spielberg ma in realtà del film ha proprio poco. I personaggi sono quelli, ma le storie tutte diverse, non capisco adesso, a differenza di 10 anni dalla prima volta in cui ho visto il film, perchè Spielberg ha voluto cambiare tutto, o quasi.
Il libro è da leggere, senz'alcuna ombra di dubbio, meglio ancora se si è appassionati di Dinosauri. E' davvero coinvolgente, interessante anche dal punto di vista scientifico, anche se a volte appare noioso, soprattutto con le lunghe digressioni sulla Scienza, la genetica e tutte queste pappardelle del matematico Malcolm. Crichton è davvero un genio. Da approfondire.
Prima di leggere questo libro pensavo che quello che provo io per la mia squadra (la Roma), quello che sento ogni volta che vado allo Stadio, il felice momento in cui la palla entra in rete e tu esulti come se tutto dipendesse da quell'attimo, peggio ancora il momento in cui sei fuori da una finale di Coppa, o dai addio ad ogni velleità di prima classifica, si, pensavo che non si potesse scrivere in un libro, che nessuno ci sarebbe mai riuscito.
Poi ho letto Febbre a 90°, non ho trovato nulla di nuovo in quello che dice l'attore, sono tutte sensazioni che ho provato e che provo oggi e proverò per sempre. Ed è proprio questo il bello, ho trovato qualcosa che mi giustifica; giustifica il fatto che sono più triste quando la mia squadra perde il Derby piuttosto che quando muore una zia lontana; giustifica perché sarei disposto a far di tutto pur di poter veder vincere la Coppa dei Campioni alla mia squadra piuttosto che trovare lavoro; giustifica persino perchè una vittoria al 93esimo in rimonta è meglio del sesso. Insomma, giustifica cose che delle persone calcisticamente normali catalogherebbero come frutti di una mente folle.
Invece no, “Febbre a 90°” è la Bibbia del malato calcistico, un must per chi ama il calcio, è un libro da esibire come si esibisce la patente fermati a un posto di blocco. Quando vi chiederanno: “Ma perchè fai tutte queste cose per il calcio? Io non ti capisco” allora potrete dir loro di leggere Hornby.
Ho letto questo libro attratto da una breve recensione letta sul web. Il ragazzo che recensiva scriveva: “Lo leggo e lo rileggo perché non mi capacito di quanto sia assurda questa storia”.
Sarà stata la lettura recente di alcuni capolavori di Emmanuel Carrére, o del grande Truman Capote e il suo indimenticabile “A sangue freddo”... ma questo libro non mi ha convinto del tutto.
In effetti si parla di un fatto di cronaca nera veramente avvenuto, si parte subito annunciando che il protagonista del libro morirà (non potrebbe essere altrimenti, visto il titolo del libro), ma per il resto non ho visto niente di sconcertante. Tolti alcuni passi particolarmente crudi che riguardano l'autopsia, il sentimento che più mi ha preso durante l'esperienza di lettura è stata la tristezza.
La tristezza per il fatto che il protagonista fosse un uomo condannato a morte, un deadman walking a tutti gli effetti, e tutti gli abitanti del borgo in cui è ambientata la storia sono a conoscenza di questa tragedia incombente, ma fanno poco o niente per impedirla. La tristezza per il fatto che fosse normale uccidere un uomo per un delitto d'onore, quando sono cresciuto con la convinzione che non ci sia niente di onorevole nell'uccidere qualcuno.
Si arriva alla fine del libro come più o meno si fa lo stesso tragitto la mattina quando si va al lavoro... automaticamente e da automi.
Di certo salvo e conservo con me il modo di scrivere di Marquez, per questo leggerò più avanti qualcosa dell'autore. Ho amato il modo in cui descriveva le sensazioni dei personaggi utilizzando un linguaggio onirico e il suo modo di vedere le questioni sociali del Sudamerica con un passo avanti enorme.
Di tutti quelli letti fin ora, è il più deludente. Noioso, preparatorio più che altro. Non c'è nessuna grande svolta nella trama, tranne per quello che succede nelle Isole di Ferro!
Forse manca quel tocco in più per essere uno storico giallo storico, tutto sommato però mi aspettavo di meno. Schatzing ambienta questa storia di violente guerre fra nobili e clero proprio prima della sesta crociata, nella sua città natale, Colonia. E'originale la scelta del personaggio principale, diabolica quella di Jaspar, forse un pò stereotipata quella del “demone” Urquhart. Insomma una lettura piacevole ma non memorabile.