Nella media delle ultime indagini di Montalbano, sicuramente non sui livelli dei più importanti. Però l'indagine è diversa, mi piace immaginare il nostro Camilleri che, di fronte un altro scandalo d'appalti truccati e tangenti letto sui giornali, si sia incazzato un po' ed abbia fatto nascere dalla sua penna un episodio con un commissario che continua le sue lotte intestine contro la vecchiaia che arriva, pensieroso per una Livia lontana e quasi ammalata, ma ancora battagliero!
Non c'è un modo per definire bene “Limonov” di Carrere. Vorresti leggerlo sforzandoti di non farti un'idea sul protagonista, cercando di essere oggettivo, di pesare le sue scelte di vita attentamente tenendo conto del contesto storico in cui ha vissuto... Dopodiché mandi tutto all'aria dopo circa 20 pagine, lasciandoti trascinare dalle avventure assurde di un poeta maledetto, un rivoluzionario che ama fare il Bastian contrario, lo odi, poi lo ami, poi lo odi ancora di più, alla fine, quando leggi l'ultima pagina non sai più quale sia la verità.
L'aveva consigliato Stephen King, direttamente su Twitter, un endorsement che pesa fin troppo in questo ambiente, e che King ha rafforzato parlando di un “Harry Potter per adulti”.
Non ci sono grosse similitudini con la saga leggendaria della Rowling, la Nona Casa è un libro che parla di un universo magico ma il punto non è la magia, piuttosto come essa si incastra e convive con le vite terribilmente incasinate e vere dei personaggi... che paradossalmente non solo privilegiati, non c'è una netta distinzione fra “babbani” e “maghi”, anzi, qui i veri dannati sembrano quelli che hanno questo dono.
Il libro ti butta troppi elementi fantasy, uno sopra l'altro, nelle prime 100 pagine, la narrazione all'inizio regge con il classico rimbalzo fra passato (raccontato da Darlington) e presente (raccontato da Alex, la protagonista). Hai la sensazione dello “spiegone” e non può bastare una mappa ad inizio libro per farti entrare in un mondo così complicato. Poi però si arriva a un punto di non ritorno, quando finalmente si fa luce sul passato della protagonista e allora lì si entra nel labirinto di emozioni che l'autrice aveva finemente elaborato.
Avevo atteso questa uscita a lungo, è stata posticipata per via del Covid-19, alla fine ne è valsa veramente la pena. Uno dei fantasy più belli degli ultimi anni.
Quando si legge L'avversario di Carrere è difficile poi esprimere le proprie sensazioni. Ci ho messo due giorni per mettere giù due righe, e da due giorni non tocco libro, proprio perché lascia un solco dentro che è veramente difficile da superare
Secondo me, ci sono due piani in cui si può analizzare e leggere questo libro:
- Quello in cui si assiste al fatto di cronaca semplicemente sconvolgente, esclamando “Ma che cavolo...?” praticamente ogni 10 pagine, ogni volta che la vita di Romand prende una piega sempre più assurda, e che il protagonista si accartoccia sulle sue bugie e sembra vicino al limite... Ma riesce a scamparla in una maniera assurda.
Si conosce già quale sarà il culmine di tutto, ovvero l'assassinio di moglie, figli e genitori e il tentato suicidio, e di pagina in pagina ci si rende conto che questi eventi non sono neanche le cose più pazzesca di questo libro.
- Quello in cui ci si siede con Carrére, comodi su un divano, si empatizza con lui, con i suoi sensi di colpa (per anni ha pensato di non scrivere questo libro per non sembrare uno che sta dalla parte dell'assassino) e ci si lascia cullare dal suo modo di scrivere così peculiare. Io lo definisco “trasparente”. Non nasconde niente dalle sue parole, anzi dietro ogni sillaba palesa sempre qualcosa in più, così, come per “Limonov”, ti ritrovi ad immedesimarti in lui, nella sua ricerca, nelle sue domande, i suoi ragionamenti ti sono chiari, diventano tuoi, oppure li contrasti, perché magari non sei d'accordo con lui.
L'avversario lascia l'amaro in bocca, ma non perché sia un romanzo scadente (anzi, lo considero stupendo) ma perché l'effetto che l'autore ha voluto dare è proprio questo. Non ci sono risposte vere alle domande che ci facciamo fin dalla prima pagina, ma ci sono una marea di riflessioni alle quali Carrere ci accompagna, quasi come un autista di un bus. Ad ogni fermata lui accosta, e dobbiamo decidere noi se scendere o no.
Cosa succederebbe se improvvisamente nel mondo di oggi sbucasse uno dei dittatori più crudeli della storia dell'umanità? Che impatto avrebbe sulla vita del suo paese? Quale sarebbe il suo ruolo? Fino a quanto verrebbe preso sul serio?
Vermes scrive “Lui è tornato” facendosi continuamente queste domande, e mescola la commedia degli equivoci alla riflessione politica e sociologica. Ne esce fuori un libro che è spassoso ma che ti mette di fronte ad una riflessione continua. Quanto quello che ha fatto il nazismo è responsabilità di un “uomo solo al comando” e quanto, invece, è anche di peso dalla società tedesca (oserei dire europea) dell'epoca? La risposta è implicita... l'autore ne approfitta per rimproverare la Germania dei giorni di oggi (in realtà parliamo del 2013) e il suo modo di affrontare la storia.
Nelle scuole si racconta e si condanna tutto quello successo nella seconda guerra mondiale ma si tende a banalizzare la figura di Hitler, definendolo un pazzo che ha commesso le peggiori azioni all'oscuro di tutti, animato da una forza che nessuno poteva contrastare. Un'interpretazione utile a lavarsi la coscienza, ma non la migliore per istruire le nuove generazioni.
“Lui è tornato” non è di facile lettura, a fine capitolo bisogna andare a leggere le note dell'autore che danno spiegazioni dettagliate su alcuni passi della storia e dell'attualità. È veramente un libro comico ma non si rischia mai di banalizzare la figura di Hitler, non si relativizzano mai i suoi crimini, dietro ogni battuta del Fuhrer (anche a sfondo razziale) c'è sempre un personaggio attuale che non lo prende mai sul serio, alla fine tocca al lettore riflettere non tanto sulla veridicità di un ritorno di un regime totalitario come quello nazista, piuttosto su quello che potrebbe essere il futuro dei tanti partiti estremisti e di conseguenza del futuro della democrazia
L'ho trovato decisamente noioso e l'ho abbandonato dopo un mesetto. Vedremo se fra qualche anno lo risfoglierò.
Nei periodi di stanca letteraria, in cui non riesco ad aprire un romanzo neanche che fosse scritto da Tolkien incredibilmente risuscitato, leggere un romanzo del maestro Camilleri mi sembra un “fertilizzante” per la mia vena artistica. Ritrovare i sempre cari personaggi, il commissario, Fazio, Catarella, Augello, il dottor Pasquano mi sembra come riabbracciare simbolicamente degli amici sui quali posso sempre contare.
Con la speranza che Riccardino esca il più tardi possibile, e che non debba mai dire addio a questi amici di lettura.
Scrivendo questo romanzo nel ‘95 Zafon mi ha dato la sensazione di aver fatto le prove generali per il capolavoro insuperabile che è L'Ombra del Vento. Ha tutte le caratteristiche di un romanzo dell'autore spagnolo, il background paradisiaco, un'attenta descrizione del paesaggio, il tipico protagonista “giovane di belle speranze”, e poi una storia che non ti aspetti che nasce dall'immensa fantasia di questo genio della Letteratura. Non è ai livelli de “L'ombra del vento” o de “Il gioco dell'angelo”, ma è pur sempre un gran bel libro.
Certi voti mi sembrano esagerati, un racconto di poche pagine non può meritare il massimo. E' comunque letteratura allo stato puro, una breve ma intensa lettura, forse un pò troppo “affogata nell'alcol” del protagonista, o forse un pò troppo semplice per essere definito un capolavoro.