Incantevole e Femminile.
Credo di essere rimasta davvero incantata da questo libro. Tramite la conoscenza del passato l'autrice guida al riconoscimento della femminilità presente in tutte le donne. La danza viene presentata come un'espressione di questa profonda femminilità che perviene dalle più antiche radici preistoriche. Passando attraverso il culto della Dea, della natura e dei simboli legati alla donna, l'autrice presenta la propria danza di consapevolezza valorizzando il genere femminile.
Consigliato a tutte le donne.
"Ormai sapevo che non era un problema di luoghi, ma di cuore. Ovunque mi fossi trovato, in compagnia di chiunque, il mio posto sarebbe stato quello in cui ero certo di non stare mentendo al mio cuore. Quando l’ho capito, si è conclusa una fase della mia vita."
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“E allora dimmi, cos’hai imparato viaggiando e leggendo?” “Tante cose. Ma a furia di viaggiare e leggere mi convincevo sempre più di non sapere proprio niente. Così è la vita. Un dubbio continuo. Non c’è anche una poesia di Taneda Santōka che ne parlava? ‘Ti fai strada tra i monti e trovi solo altri monti’.”
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“Per farla breve, volevo vedere il mondo con i miei occhi. E mettermi alla prova. Volevo una vita che fosse soltanto mia e di nessun altro.”
"Ciò vuol dire che l’insegnante deve, più di quel che valga per altre professioni, credere al lavoro che fa e scommettere su sé stesso, proponendosi agli allievi come un esempio positivo, non usurato dalla routine e non rassegnato alle tante cose che non vanno. Come tutte le scommesse, si può vincere o perdere; ma se si vince, ogni docente – dalle elementari in avanti – resterà un riferimento nitido e costante per l’allievo, anche quando il ragazzo sarà diventato adulto, e la sua lezione non andrà dispersa."
"Quando incominciamo a ragionare sull’attività parallela che intendiamo sviluppare al fine di sostituire gradualmente il nostro attuale stipendio, scegliamo semplicemente quello che ci piace fare, che ci dà soddisfazione, che ci fa sentire bene, completi. Non ha senso chiedersi se lo faremo per sempre o se alla lunga ci annoieremo. Quando e se sopraggiungerà quel momento, allora faremo qualcos’altro, quello che ameremo fare in quel momento. L’unica cosa che conta è iniziare, perché con i “se” e con i “ma” si finisce per restare seduti sul divano a guardare la televisione, mentre gli anni passano e il sistema ci inghiotte sempre più in profondità."
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"[...] chi decide di andare all’estero non lo deve fare perché odia il posto in cui si trova, ma perché ama quello in cui vorrebbe vivere."
Lo stile della scrittura per me era troppo increspato e poco fluente, ma purtroppo ciò che viene descritto in questo libro è una delle tristi verità che devono affrontare molti giovani italiani. Andare o restare? Andare, dove? Restare, perché?
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"A Napoli si attribuisce ai soldi la colpa di ogni distacco. Ti sei fatto i soldi è la prima cosa che si dice a un amico, un parente, una persona cara che non si fa vedere da un po'. Come se la conseguenza diretta della ricchezza fosse sparire, far perdere le proprie tracce. Come se non si potesse andare in giro che da poveri."
Capitato nel momento giusto. Sembra banale, ma non lo è.
"Solo quello che si sceglie ha valore"
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"Avere una passione ti fa sentire vivo, ti dà una ragione per stare al mondo, è una risorsa cui puoi attingere sempre. Credimi, è meglio avere una passione e non sentirsi all'altezza, piuttosto che non averne affatto e vivere una vita piatta, banale."
"Lasciate ai vostri figli la libertà di sbagliare. Lasciate ai vostri figli la libertà di fallire. Lasciate che vi disapprovino. Devono fare la loro strada e, come tutte le strade, potrebbe essere piena di insidie. O magari una bella strada liscia. Ma non toglietegli il piacere di scoprirlo, non toglietegli la soddisfazione del traguardo raggiunto!"
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"La passione è la massima espressione della democrazia perché nessuno la può frenare, nessuno può incasellarla e usarla per dividere il mondo a fette secondo il capriccio di un certo numero di uomini."
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"Poi, col tempo, si impara che la prima cosa da fare sarebbe quella di provare a migliorare se stessi."
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"Quando avevo quattro anni ero terrorizzato all'idea che i miei genitori non tornassero mai più a casa dopo essere stati a Napoli, perché pensavo a quella famosa frase che sentivo ripetere continuamente soprattutto negli anni Sessanta: «Vedi Napoli e poi muori!»."
"Pa didn't support Willy and me, and our families, out of any largesse. That was his job. That was the whole deal. We agreed to serve the monarch, go wherever we were sent, do whatever we were told, surrender our autonomy, keep our hands and feet inside the gilded cage at all times, and in exchange the keepers of the cage agreed to feed and clothe us."