Io certe valutazioni su Goodreads veramente faccio fatica a comprenderle. Sarò io che non colgo certi significati profondi, sarà il mio poco impegno a volte, ma dare cinque stelle a questo racconto lungo quando io per fare tre esempi tra i più disparati do la massima valutazione al “Conte di Montecristo” o “Il Signore degli Anelli” o “Cent'anni di Solitudine”... insomma ci siamo capiti.
Questo libricino si legge in un paio d'ore, non è neanche un'idea così originale, uno che si perde in mare su una barca e lotta con gli elementi per tornare a casa... ho capito il genere di scrittura ridotto all'osso... ebbene? Dovrebbero questi due elementi farmi gridare al miracolo letterario? Insomma tutto carino, due ore passate curiosamente, si ok, ma anche basta così.
E poi a me i libri che non hanno un finale, davvero, mi fanno innervosire: tutte le storie hanno un inizio, uno svolgimento più o meno lungo e una fine, anche io, anche tu che leggi, hai un inizio e una fine, non è complicato né da capire, né da svolgere. Mi dai una storia, mi dai anche una fine degna di questo nome. Altrimenti, per quanto mi riguarda, su quella barca ci puoi anche morire.
Questo libro potrebbe avere come sottotitolo “Antologia di un mondo che non c'è più” e sarebbe un giusto sottintendere visto che all'interno c'è la storia di come l'umanità sia stata spazzata via da un morbo misterioso e di come i pochi superstiti sopravvivranno ad esso; ma andrebbe benissimo anche perchè più lo leggevo e più mi rendevo conto di quanto siamo lontani da quegli anni quaranta che sono l'epoca in cui è stato scritto.
Il libro è infarcito di stereotipi che oggi fanno rabbrividire chiunque o così dovrebbe essere (a me sicuramente): i “negri” sono stupidi ed ignoranti e adatti ad una vita di fatica e miseria, le donne sono tutte isteriche, ignoranti e possono distribuirsi la vita tra le faccende domestiche e generare figli. Il protagonista sembra essere l'unico essere intelligente scampato al virus infame, porta con sè il sapere dello scialbe umano ed è la luce per la sua comunità, si va beh la moglie (che incontrerà nel libro) è forte e lo sosterrà senza remore (ma sempre ignorante rimane) e anche i figli che avrà... per lo più stupidi, per non parlare delle figlie.
Poi ci sono anche un sacco di pagine, dove giustamente è riportata la vita e la tecnologia in uso negli anni quaranta americani che a leggerle oggi fanno un po' sorridere e certe altre che proprio non tornano; dunque perchè dare tre stelle: prima di tutto per il fatto che non c'è proprio niente da fare, a me i libri post apocalittici piacciono a prescindere e dunque parto già con due stellette nella manica, poi devo dire che la prima parte del libro dove il protagonista è solo e si muove in un mondo devastato e intraprende il suo primo viaggio attraverso tutti gli Stati Uniti d'Amerca da est ad ovest è veramente scorrevole e ben fatto.
Tutto il resto, soprattutto la parte centrale e ancor più la finale, dove l'autore cerca di immaginare la storia dell'uomo in questa sorta di rinascita dopo la catastrofe è un grande Ni. Consiglieri questo libro ai soli appassionati del genere.
Avete presente quelle scritte del tipo “Nuoce gravemente alla salute” che vengono impresse sui pacchetti delle sigarette? Ecco io avrei fatto apporre sulla copertina una scritta del tipo “da leggere se non siete depressi”, oppure “attenzione: altera inevitabilmente l'umore”, o anche “contiene contenuti altamente depressivi”. Una sorta di avviso, un attenzione ai lettori, perchè questo libro è triste, triste al limite dello straziante e a volte questa atmosfera da quasi fastidio, perchè ti sembra quasi disturbante che ad una persona possano capitare così tante situazioni dolorose tutte insieme.
Confesso anche che arrivato ad un terzo del libro ho mollato tutto per un paio di mesi, ma non è che ho letto altro, proprio mi ha fatto allontanare dalla lettura di alcunchè, poi complice la mia regola che non abbandono mai un libro per nessuna ragione al mondo, mi sono fatto coraggio e in tre giorni l'ho letto e concluso. Ora non è che è stata solo la tristezza che porta con se questa storia a farmelo abbandonare per così tanto tempo, ci sono parti (soprattutto le prime) che sono davvero troppo lente e ripetitive; insomma è una lettura complessa e “difficile” da affrontare per tante ragioni.
Se dovessi consigliare questo libro a qualcuno o se qualcuno mi chiedesse se vale la pena leggerlo, probabilmente lo farei, ma metterei un sacco di “se” davanti: “se, sei nel periodo giusto”, “se, non ti stancano le letture lunghe”, “se, non sei particolarmente triste”, “se, non ti disturbano certi argomenti”, “se, non ti rompi le palle a leggere paginate di vie, ristoranti, case di New York”, insomma metterei un sacco di paletti prima del mio consiglio.
Ho letto molti altri libri strazianti come ad esempio “Tutti i bambini tranne uno”, dove un padre scrive della morte di un figlio piccolo, dalla scoperta della malattia fino alla fine; ma questo è veramente un concentrato di tragedia, dolore e accanimento della vita verso una persona e anche di come tutto questo possa portare ad una malattia mentale e a tutti i risvolti che ne conseguono per lui e le persone che decidono di stargli accanto.
Insomma detto tutto questo e non avendo scritto nulla della trama in sè, come d'altronde sai che ti avvisano che “nuoce gravemente alla salute”, ma ti accendi comunque quella sigaretta, lascio a voi la decisione dopo le mie parole se intraprendere o meno questa lettura, che indubbiamente sarà diversa da molto di quello che avete già letto, ma che porta appresso tutto quanto scritto sopra.
A volte rimango un po' sorpreso dalle votazioni su Goodreads, ma mi rendo conto che dipendono da così tante variabili che risulta difficile non rimanerne sorpresi. In questo caso conta anche il numero delle votazioni, diciotto, che non avevo visto prima di accingermi a leggere questo libro.
Solitamente quando sono in cerca di aspirazione per la prossima lettura e non ho già le idee molto chiare di quello che vorrei leggere, prendo due strade: o metto in ordine la mia libreria per numero di letture complessive (e scelgo le più alte), o cerco quei libri che hanno voti completamente diversi tra loro (esempio tutti cinque stelle e tutti una stella), perchè mi piacciono le letture che fanno discutere.
In questo caso non avendo visto i numeri di lettori e fidandomi dei voti altissimi mi sono ritrovato tra le mani un miscuglio tra un fantasy per via dei personaggi, una fantascienza per via della trama e un classico giallo a camera chiusa ambientato su un treno stile “Assassinio sull'Orient Express”; mentre leggevo mi sono reso anche conto che era uno young adult, genere da cui rifuggo come Calimero dall'acqua saponata.
Per fortuna si legge in poco tempo e io ce ne ho messo troppo, perchè arrivato a capire cosa stavo leggendo non volevo più andare avanti, ma armato di coraggio l'ho finito leggendolo tutto d'un fiato: l'idea non è neanche male, anche l'ambientazione e i personaggi (a parte qualcuno) si fanno anche leggere, ma il tutto è un po' buttato lì, infarcito di troppe cose e l'insieme totale sa di già letto e non del tutto originale.
Se fossi su un treno, non scenderei a prendere la coincidenza con l'Azoth Express.
Questo ultimo romanzo di Georgi Gospodinov è il vincitore del Premio Strega Europeo 2021 nonché è comparso nella Top Ten de “La Lettura” del Corriere della Sera. Gospodinov è un autore che mi piace, adoro il suo stile di scrittura, e infatti avevo grandi aspettative su questo libro per due semplici ragioni, la prima è che appunto ammiro lo scrittore e la seconda perchè la trama era molto originale come solitamente ormai cerco di scegliere.
La trama parte bene, la scrittura è come piace a me e infatti parto con le migliori aspettative: un giovane scrittore bulgaro, alla vigilia della caduta della cortina di ferro conosce uno strano personaggio di nome Gaustìn che “vive” nel passato. Anche l'autore ama il passato e la storia (caspita proprio come al sottoscritto lettore!). Trent'anni dopo lo ritrova in una clinica da lui stesso creata dove cerca di curare i pazienti affetti da Alzheimer riportandoli a vivere la loro giovinezza nel passato da cui provengono: ricreando dapprima stanze, poi interi piani ambientandoli nella loro epoca, ecco i “Cronorifugi”. I pazienti ritornano a vivere in una vita passata, in ogni caso il presente per loro era già finito.
Che cos'è un cronorifugio? È un rifugio spazio-temporale in cui si operano le riparazioni del passato: “L'esperimento consisteva in questo: costruire un passato protetto, ovvero un “tempo protetto”. Un cronorifugio. Voleva che aprissimo una finestra nel tempo e che là vivessero i malati, ma anche i loro cari.” Da qui il passo è breve, prima quartieri, poi città, poi interi stati tramite dei referendum scelgono in quale passato ritornare a vivere: “Il mondo si era trasformato in una clinica aperta del passato, come se fossero caduti i muri.”
Un po' saggio ed un po' racconto, pieno di richiami, citazioni, immagini, riletture come quella dell'Odissea dove Ulisse è visto come l'uomo che di fronte all'immortalità offertagli in una delle sue mille avventure, scegli di tornare dal padre, di tornare a Itaca, di tornare al passato; non più libro d'avventure, ma di costante ritorno. Insomma tante belle immagini, frasi che colpiscono e ti fanno riflettere che ti sedimentano.
Ma ad un certo punto, quando a metà libro arrivano le descrizioni del passato bulgaro, dei vari perchè una certa nazione sceglie un certo anno in cui rivivere rispetto ad un altro, comincio ad annoiarmi, non mi raccapezzo più, seguo l'autore in questa carrellata storica del XX secolo e comincio a perdere i pezzi (sebbene io ami la storia) e poi la voglia di leggere e infine come l'autore stesso vado a perdermi nel passato e al perchè ho scelto questo libro, non lo ricordo, mi sembra che il mio cervello pera le connessioni... comincio a dimenticare i nomi, perdo il senso delle frasi, svaniscono le parole...
kfjgo dpfogm efogèf...
Seguo la Formula Uno da tanti anni, uno dei miei ricordi più cari è mio papà che viene a svegliarmi in camera mia in piena notte, perchè sta per iniziare un gran premio dall'altra parte del mondo; sono sul divano con una coperta, fuori c'è la prima luce dell'alba e sullo schermo ci sono tante bandiere che sventolano, bolidi scintillanti in attesa dei piloti che si stanno mettendo il casco e folle impazzite. E io che sogno con mio papà di essere lì sugli spalti a tifare i nostri idoli. Sogno mai avverato e ora sono solo su quel divano e penso a mio papà che non c'è più e che ogni anno si perde questo spettacolo... o forse no, chissà.
O ancora, i pomeriggi assoltati su marciapiedi resi molli dal caldo con i gessetti in mano a disegnare piste inventate, quando si tiravano fuori in maniera religiosa i modellini delle formula uno, a pronunciare nomi che ci venivano difficili, mi ricordo la mia Tyrrel con sei ruote come se l'avessi ancora tra le mani.
Ho comperato svariati libri su questo sport e quest'ultimo acquisto si rivela essere uno dei più belli, scoperto mentre seguivo su Sky di nascosto i test di questa stagione di F1 che oggi sta per cominciare. Quale migliore occasione di averlo tra le mani da sfogliare? Un libro pieno di statistiche, dati... quante emozioni possono raccontarci i numeri, come possono nella loro freddezza di simboli neri su sfondo bianchi riportare storie di campioni, drammi, vittorie, leggende di uomini che correvano a velocità sconsiderate su macchine che al confronto di quelle di oggi sembrano quasi folli.
Ma è la passione che corre tra tutte le ere, che unisce l'autore di questo meraviglioso libro a me lettore, a noi tifosi, ai piloti, alle scuderie, ai telecronisti che ci raccontano questa emozione che si ripete ogni anno.
E io solo su quel divano questa domenica, con il libro tra le mani, gli occhi sulla tv e spero il braccio di mio padre che circonda le mie spalle.
Crossroads è il nuovo romanzo di Jonathan Franzen, questo libro è il primo di una trilogia: “A Key to All Mythologies”, che dovrebbe seguire l'arco di tre generazioni dai primi anni Settanta (nei quali è ambientato Crossroads) ai giorni nostri.
Amo Franzen, “Le Correzioni” è uno dei miei libri preferiti in assoluto e questa storia ci si avvicina molto, sebbene per quanto mi riguarda non lo raggiunga. Purtroppo, ho un'avversione verso le fedi religiose di tutti i tipi e questo libro ne è infarcito, anzi è la colonna portante di tutto il libro, questa ricerca di un rapporto con Dio che è necessario per espiare i propri peccati, per sottrarsi alle colpe di ognuno, che diventano le colpe della collettività (come la guerra del Vietnam), tratto dominante di tutta un'America bigotta.
Il romanzo è centrato sulla famiglia Hildebrandt: il pastore Russ, sua moglie Marion, i quattro figli Clem, Becky, Perry, Judson. La maggior parte delle vicende si svolge in una cittadina di fantasia, New Prospect, nel circondario di Chicago, in un contesto borghese dove ha un ruolo importante l'associazione cristiana giovanile Crossroads.
Il libro è diviso in due parti, “Avvento” e “Pasqua”; i vari capitoli seguono ognuno un personaggio, di cui viene assunto il punto di vista. Progressivamente sono messe in evidenza le difficoltà di relazione, la crisi della famiglia, la dipendenza dalla droga, i difficili rapporti con chi non appartiene a quella società (i neri dei sobborghi di Chicago, una comunità Navajo in Arizona).
Il libro è denso e corposo, racchiude i temi da sempre cari alla buona letteratura: la capacità di raccontare una storia calandosi perfettamente nel contesto, rappresentando così un'epoca. I personaggi di Franzen sono veramente credibili, pieni della vita di sempre, di tragedie e di gioie, di verità e menzogne e di tante colpe.
È inutile sottolineare quanto gli anni ‘70 qui siano ben rappresentati, anche se prevale l' aspetto individuale e intrafamigliare, all' interno di chiavi di lettura molteplici e multiformi, ciascuno vi scoverà verità acclarate e temi sottesi, anche controversi, un flusso narrativo che scorre imperturbabile in un amalgama che sa di romanzo vero.
Le aspirazioni di una famiglia borghese che cerca di superare le proprie crisi interiori affidandosi a Dio:
Il pastore Russ, debole e angosciato da una squalifica professionale e umana, soverchiato dal carismatico padre Ambrose, che gli pota via i giovani di Crossroads, e verrà travolto da un amore per una giovane e bella parrocchiana.
La moglie e madre devota Marion, che nasconde una vita da disturbata e si ritrova ostaggio di una vita nella quale non si vuole e rincorrerà un amore giovanile intenso e fallimentare.
Clem, da sempre in simbiosi con la sorella Becky, in conflitto con il padre, travolto dal primo vero amore e dalla sua moralità e si ritroverà a scappare da tutto e da tutti.
Becky, travolta dalla propria bellezza e popolarità, che vive in un mondo superficiale ed effimero che cercherà di dare un senso alla propria vita nella fede e nell' amore.
Per finire Perry, adolescente geniale ed introverso, avviato ad una spirale di auto annientamento, che mi ha ricordato molto la “Rue” di “Euphoria” che causa la rovina economica della famiglia, un ragazzo che sarà salvare ma è già perso in partenza.
Le relazioni famigliari degli Hildebrandt sono piene di preconcetti, sentimentali veri e falsi, visioni distorte, menzogne, manchevolezze, vendette, genitori manchevoli e figli persi, maschere indossate e tolte per sopravvivere al dolore e alla fatica, dalle colpe di tutti i giorni: in pratica dalla vita stessa.
Franzen abile chirurgo e grande narratore che scava in tutti noi per raccontare le vite di questa famiglia, di tutte le famiglie.
Bello, bello, bello. Una lettura piena e coinvolgente, profonda, mai noiosa, sorretta da una scrittura magistrale. Ne sono stato completamente risucchiato. Conoscevo la scrittura di McEwan, perché in passato avevo letto “Bambini nel tempo” e sapevo più o meno a quello che andavo leggendo, ma rispetto al sopra citato questa è stata una lettura ancora migliore, soprattutto per la trama, il modo di scrivere è rimasto eccelso come lo ricordavo.
La trama: Briony, tredicenne, ragazzina chiusa ed introversa che passa il tempo a scrivere storie, sta preparando uno spettacolo teatrale per impressionare il fratello maggiore Leon. Tuttavia, il giorno in cui deve andare in scena lo spettacolo si verificheranno una catena di fatti che metteranno in moto eventi che cambieranno per sempre la vita dei protagonisti; la protagonista crederà di aver assistito a qualcosa che non doveva accadere, che non sa nemmeno nominare con esattezza, si ritroverà così ad accusare un ragazzo, innocente, e questo cambierà la vita a tutti, in particolare a lei, l'accusatrice, alla sorella Cecilia, e a Robbie, l'accusato. Il libro è diviso principalmente in quattro parti. Nella prima parte assistiamo a tutta la storia della Briony ragazzina, nella seconda parte che si svolge qualche anno dopo, siamo immersi nella seconda guerra mondiale dove il protagonista principale è Robbie, nella terza parte ci sono Briony, Cecilia e Robbie che si incontrano molti anni dopo nuovamente e infine, nella quarta parte, ci troviamo a Londra nel 1999 e sarà una Briony diventata anziana che rivelerà il finale di questa storia.
Questa è la storia di un'espiazione, di una colpa che coverà nell'animo e che suppurerà per anni.
McEwan scrive in modo semplicemente incredibile. Sono ben pochi gli scrittori che posso vantare un'eleganza pari alla sua: evoca parole, espressioni, personaggi d'una intensità e forza tali da lasciare a occhi sgranati il lettore.
Personalmente è un romanzo che vi consiglio enormemente: poche storie sanno avere la bellezza di questa: amore, guerra, tragedia, colpa, espiazione appunto: ma lo sarà davvero?
Bellissimo libro, davvero fatto molto bene, per chi vuole capirne di più sulla filosofia e sui grandi filosofi della storia passata e recente.
Ho trovato degli ottimi spunti di riflessione personale: i grandi concetti filosofici sono qui espressi con parole chiave, esempi di tutti i giorni e immagini esplicative per avvicinare anche il profano ai grandi interrogativi che da sempre vengono espressi dai filosofi; ho gradito molto anche la suddivisione stessa del libro con sezioni apposite per i vari argomenti: etica, esistenzialismo, arte, società e relazioni, religione, filosofia spicciola, etc... la parte finale del libro l'ho trovata un po' sottotono rispetto alla prima, ma forse erano gli argomenti trattati (come la politica) che per me erano meno interessanti.
Davvero un ottimo consiglio di lettura e anche una particolare regalo da fare agli amici magari più introversi e che sappiamo interessati alle grandi domande (ma anche alle piccole) che affrontiamo tutti i giorni.
Dunque, un tipo passa la vita a piantare alberi. All'inizio un po' di pagine per dire quanto è bello il libro, alla fine un po' di pagine per dire quanto è bravo l'autore. In mezzo al libro un po' di disegni di alberi, cani e case, eh niente per il resto c'è lui che passa la vita a piantare alberi. Fine.
Cerco sempre di arrivare a Natale con uno spazio per una lettura di un libro a tema natalizio, una tradizione, un po' come guardare “Una poltrona per due” su Italia Uno alla viglia. Solitamente sono libri carini, niente di particolarmente impegnato, ma che fanno atmosfera anche nelle mie letture. E allora eccomi qua con le mie migliori intenzioni, cioè io amo Natale e sono cresciuto con il Dr. House e Scrubs... questo è il mio libro!
Ecco la sensazione che ne ho ricavato è stata come se un cane rognoso avesse pisciato sotto al mio bel albero di Natale tutto addobbato e carino: dovevano farmi ridere le storie? Ma anche no. Dovevano farmi commuovere? Per la miseria. Doveva spingermi a fare una donazione agli ospedali britannici? Ah, sì forse questo era lo scopo di tutto il libro. Doveva annoiarmi a morte come una tombola con i parenti che vedi solo una volta all'anno? Sì, amico, ci sei riuscito in pieno.
Ma non è stata solo la noia e l'insulsità generale... no ad innervosirmi oltremisura le continue note a piè di pagina (sul mio albero ci sono meno palline che note nel tuo libro), il continuo citare il suo primo libro: “questa storia l'ho già raccontata nel primo libro, “questa nel primo libro libro non c'era e allora la metto qui”, “ma come, non avete letto il mio primo libro?!”.
No, non ho letto il tuo primo libro e mi pento sonoramente di aver letto questo e visto che hai abbandonato la medicina per la scrittura, io ti consiglierei seriamente di ripensarci, caro il mio Doc.
Ci sono libri piccoli ma che hanno grandi contenuti che si trovano nei posti più piccoli ma che andranno ad occupare un grande posto nella vostra libreria; questo l'ho preso in un'edicola in un paesino in montagna, su uno scaffale in mezzo a libri per bambini da colorare, qualche rivista scandalistica e i soliti inserti dei quotidiani.
E' fatto molto bene, con dei bei contenuti e contiene molti luoghi insoliti con le loro storie ricche di fascino: una guida insolita per scoprire o riscoprire posti che non conosciamo o di cui abbiamo sentito solo parlare. Un valido tassello per accrescere la cultura storia e paesaggistica della regione Lombardia.
Questo libro di racconti si è fatto leggere abbastanza bene e velocemente: sono sette racconti che vanno a pizzicare le corde dei sentimenti in una serie di situazioni famigliari complicate. Le storie sono raccontate in prima persona da personaggi che combattono con la loro delusione di una vita vissuta in maniera complicata.
Quello che fa da minimo comun denominatore sono i sentimenti (per lo più spezzati e di delusione) e i paesaggi Canadesi. L'autrice è in grado di controllare la sua prosa con precisione e chiarezza, lasciando anche spazio alla sperimentazione. La scrittura scorre veloce ed è evocativa, anche se spesso manca della profondità e della tragicità necessaria tipica per esempio dei racconti di Carver, che descrive situazioni simili ma lo fa in maniera nettamente migliore.
Una lettura che non vi terrà impegnati e che scorrerà velocemente, lasciandovi dei ricordi che però svaniranno molto velocemente, consiglierei la lettura tra un paio di libri impegnativi o tra due stori molto diverse da loro, per farne una sorta di camera di compressione.
Ricette semplici **Quattro giorni dall'Oregon **1/2Alchimia **
Messaggio *1/2
La casa **
Treno proiettile **
La mappa della città ** 1/2
Libricino che si legge in una mezz'ora... una discussione improvvisa tra una giovane donna che è incinta di suo figlio e il Diavolo: Maria, tornando a casa dopo un ballo, si trova improvvisamente in compagnia del Diavolo lontano, che guarda dall'alto la Terra. Il Diavolo non è tanto interessato a se stessa quanto al figlio non ancora nato al quale rivolge le sue parole.
La storia è essenzialmente una serie di monologhi diabolici con brevi commenti di Maria. La figura del Diavolo è molto affascinante e ci sono alcuni passaggi davvero poetici come: “[...] le mie armi magiche, dice il diavolo, il chiaro di luna, la musica e i sogni. [...]”
Un dialogo sulla propria natura, su Dio, sulle religioni, sulla vita delle persone, la poesia e tanto altro... Qualche spunto di riflessione interessante.
Secondo libro che leggo di quest'autrice tanto amata da Stephen King e seconda delusione. Dopo “La lotteria” che era un racconto lungo all'interno di un libro da cui prende il nome e unico in effetti che mi era piaciuto su tutti quelli contenuti nella raccolta.
Non vedo dove sia il “brivido” o l'orrore in questo romanzo che non sembra neanche un giallo, due protagoniste all'interno della storia che vivono remotamente in una casa all'interno di un parco di loro proprietà e rimaste sole dopo che tutta la famiglia è stata avvelenata (veramente difficile capire chi sia stato), poi tutto ruota intorno al loro conflitto con la gente del paese che si comporta come solitamente fa quando c'è un mistero irrisolto, si incuriosisce, incolpa, giudica fino a portare tutto all'estremo.
Tutto procede con una noia di sottofondo veramente insopportabile e io che mi aspettavo verso la fine che so... che erano morte pure loro ed erano fantasmi che cedevano di essere vive... o qualsiasi altra cosa e invece nulla, unico personaggio che salvo: il gatto Jonas, che fa solamente il gatto eh, niente di che, però i gatti mi piacciono a prescindere. E questo è tutto ciò che ho da dire in merito a questa faccenda.
Eh niente, ogni tanto ci riprovo con i sudamericani, ma a parte Marquez e a poco altro, non riesco proprio a digerire nulla. Avevo già letto Cortázar e non mi era piaciuto, ho voluto riprovarci e mi è piaciuto ancora meno. Non è proprio nelle mie corde.
L'autostrada del sud ** e 1/2
La salute degli infermi *
Riunione 1/2
La signorina Cora ** e 1/2
L'isola a mezzogiorno **
Istruzioni per John Howell * e 1/2
Tutti i fuochi il fuoco * e 1/2
L'altro cielo 1/2
“Tito di Gormenghast” è un romanzo che incanta i lettori con la sua maestosa e oscura atmosfera gotica, immergendoli in un mondo ricco di dettagli e misteri. Scritto dal talentuoso autore Mervyn Peake, questo è il primo capitolo della trilogia di Gormenghast che stupisce e cattura l'immaginazione dei lettori con la sua prosa magnificamente evocativa.
La storia ci riporta all'interno delle maestose mura del castello di Gormenghast, un luogo intriso di rituali secolari e di una rigidità sociale implacabile. In questo contesto, il giovane erede al trono, Tito, si trova ad affrontare il suo destino in un mondo che sembra più interessato a perpetuare le tradizioni che a riconoscere la sua individualità. La sua lotta per scoprire la sua vera identità e la sua ricerca di libertà interiore si intrecciano con una trama intricata e coinvolgente, tenendo i lettori incollati alle pagine fino all'ultimo capitolo.
Peake dimostra una maestria straordinaria nell'evocare l'atmosfera gotica e nel dipingere personaggi complessi e affascinanti. Le descrizioni dettagliate del castello, con le sue stanze labirintiche e le sue torri maestose, danno vita a un mondo vivido e surreale. I personaggi, a loro volta, sono dipinti con un realismo affascinante, ognuno con le proprie peculiarità, desideri e conflitti interiori. L'abilità dell'autore nel creare questo intricato mosaico di personalità rende la storia ancora più coinvolgente e appassionante.
Ma ciò che rende “Tito di Gormenghast” davvero straordinario è la profondità dei temi trattati. Peake esplora il conflitto tra il desiderio di libertà individuale e la tirannia delle tradizioni, il senso di appartenenza e la ribellione contro i vincoli imposti dalla società. Il tutto è affrontato con una sensibilità e una comprensione che catturano il cuore del lettore, facendolo riflettere sulla sua stessa esistenza e sulle dinamiche del potere e dell'identità.
In conclusione, “Tito di Gormenghast” è un capolavoro gotico che affascina e incanta. La sua prosa evocativa, i personaggi vividi e complessi e la profondità dei temi trattati lo rendono un libro imprescindibile per gli amanti della narrativa gotica e per chiunque sia alla ricerca di una lettura coinvolgente e stimolante. Mervyn Peake ha creato un mondo indimenticabile, in cui i lettori possono immergersi e perdersi con piacere.
Mi sento di consigliare questo libro a chi ha voglia di avventurarsi in un mondo affascinante dalle atmosfere gotiche, con personaggi fuori dal comune; dunque se siete in un periodo in cui tutte le letture vi sembrano uguali, questo è il libro giusto per voi.
“Ready Player One” è un romanzo eccezionale che cattura l'immaginazione dei lettori fin dalla prima pagina. Con un mix coinvolgente di avventura, fantascienza e nostalgia degli anni ‘80, Ernest Cline ci regala un'avventura epica nel mondo virtuale di OASIS.
La trama segue le gesta di Wade Watts, un adolescente appassionato di videogiochi che vive in un futuro distopico. Attraverso la sua narrazione coinvolgente e ricca di dettagli, Cline ci trasporta in un mondo virtuale incredibilmente dettagliato e affascinante. L'autore dipinge un quadro vivido dell'OASIS, un universo digitale in cui le persone possono sfuggire dalla realtà e vivere le loro fantasie.
Ciò che rende questo libro così straordinario è la sua capacità di combinare abilmente elementi di cultura pop degli anni '80 con una trama coinvolgente e personaggi ben sviluppati. I riferimenti a videogiochi, film, musica e altro ancora sono una gioia per gli amanti di quel decennio, ma nonostante ciò, il libro rimane accessibile e coinvolgente per tutti i lettori.
La scrittura di Cline è vivida e avvincente, con descrizioni dettagliate che rendono facile immergersi completamente nel mondo descritto. Le scene di azione sono ben costruite e mantengono il ritmo del romanzo costantemente alto, tenendoci incollati alle pagine fino all'ultima parola.
Inoltre, i personaggi di “Ready Player One” sono ben caratterizzati e facili da affezionarsi. Wade è un protagonista affascinante e la sua determinazione nel cercare l'enigmatica “chiave di Ovum” e sconfiggere la malvagia corporazione IOI è davvero coinvolgente. Anche i personaggi di supporto, come la coraggiosa Art3mis e l'eccentrico Aech, aggiungono profondità e umanità alla storia.
In conclusione, “Ready Player One” è un libro che trasuda passione per la cultura pop degli anni ‘80, avventura e una buona dose di suspence. Ernest Cline ha creato un mondo virtuale affascinante e ci ha regalato una storia coinvolgente che appassionerà sia i lettori più giovani che quelli più adulti. Consiglio vivamente questo libro a chiunque sia in cerca di un'avventura emozionante e di un tuffo nella nostalgia.
Da questo libro è stato tratta anche un film animato di successo, che consiglio a tutti di vedere... ma prima leggete il libro! In conclusione se avete vissuto anche voi gli splendidi anni ‘80, non potete certo mancare questo libro (e questo film).
Il libro non è scritto da uno scrittore, ma da un semplice amante di questa località di montagna e purtroppo si vede... il libro risente molto della mancata suddivisione per anni delle varie notizie (peraltro interessanti per lo più), che vengono riportate quasi di getto, saltando da un periodo all'altro, confondendo il lettore.
Molte pagine riportano documenti storici, che si fanno fatica a leggere (sarebbero state d'aiuto delle didascalie) e delle foto storiche di Carona; alcune sezioni sarebbero state meglio in fondo al libro e non sparse qua e là.
Insomma un buon lavoro da appassionato ma nulla più, peccato perchè se questo lavoro di raccolta di storia, di testimonianze storiche e di curiosità del luogo sarebbe stato affidato ad uno scrittore di professione o a qualche ricercatore (come ho potuto vedere in altri luoghi di villeggiatura) sarebbe stato davvero bello.
Libro comperato durante la visita al Borgo di Camerata Cornello, centro nevralgico della Via Mercatorum e luogo di nascita della famiglia Tasso, che diede i natali a importanti personaggi storici: a loro si deve per esempio la nascita del primo servizio postale europeo, dei papi prima e degli Asburgo poi.
Ripercorre la storia e l'architettura di questa famosa via di comunicazione che metteva in contatto Bergamo con la Valtellina, attraverso anche l'ausilio di foto e illustrazioni. Contiene anche la storia della valle, cenni storici delle popolazioni e della flora e della fauna presente.
“Piranesi” è un romanzo straordinario che offre un'esperienza di lettura unica e coinvolgente. Scritto dalla talentuosa autrice Susanna Clarke, questo libro trasporta i lettori in un mondo misterioso e affascinante.
La storia si svolge in un labirinto senza fine, composto da un intrico di sale e corridoi conosciuto come la Casa. Il protagonista, chiamato Piranesi, è un uomo solitario che esplora instancabilmente questo mondo surreale, riempiendo i suoi diari di scoperte e osservazioni. La prosa di Clarke è magistrale, ricca di immagini evocative che catturano l'essenza della Casa e dell'atmosfera misteriosa che la circonda.
Piranesi stesso è un personaggio affascinante. È un uomo dal cuore gentile, le cui giornate sono riempite di meraviglia e ammirazione per l'ambiente che lo circonda. La sua devozione verso la Casa e la sua connessione profonda con il mondo che lo ospita suscitano un senso di empatia e ammirazione nel lettore.
La Casa stessa è un personaggio a sé stante, un labirinto che nasconde segreti e misteri in ogni angolo. Clarke dipinge un'ambientazione affascinante e ricca di dettagli, in cui il lettore può quasi sentire il vento che soffia attraverso i corridoi e percepire la maestosità delle sale. La tensione e il senso di meraviglia aumentano man mano che il protagonista scopre indizi che potrebbero rivelare la verità dietro la Casa.
La trama di “Piranesi” è avvincente e intrinsecamente connessa all'esplorazione della Casa. Susanna Clarke crea una narrativa che tiene il lettore avvinto, rivelando gradualmente i segreti nascosti e le connessioni profonde che permeano il mondo di Piranesi.
In conclusione, “Piranesi” è un romanzo straordinario che trasporta il lettore in un mondo enigmatico e affascinante. Susanna Clarke dimostra ancora una volta la sua maestria nel creare ambientazioni ricche e personaggi indimenticabili. Se sei alla ricerca di un'esperienza di lettura coinvolgente e sorprendente, non posso che consigliarti di immergerti nelle pagine di “Piranesi”.
Quando finisci di leggere un classico ti sembra sempre di aver compiuto un buon lavoro, quell'appagamento che ti riescono a dare molte volte i lavori manuali fatti bene per intenderci, almeno a me capita così, indipendentemente se poi il romanzo ti abbia preso o meno. Quando poi mastichi e digerisci gli scrittori russi (vedasi Tolstoy, Dostoyevsky, Bulgakov), ti sembra di uscire indenne da un pranzo di Natale.
Da questo libro è stato tratto il film vincitore di 5 Oscar del 1965. Con Omar Sharif e Julie Christie, un immenso capolavoro, ancora tra i primi posti nella classifica globale di Imdb.
Gli scrittori russi dell'800 e inizi 900 sono tanta roba, quando li leggo mi chiedo sempre che diavolo ha avuto quella terra sconfinata per generare scrittori simili, li leggi e sembrano che racchiudano tutto, dopo aver letto “Guerra e Pace” ho avuto la sensazione che non potevo leggere null'altro e che tutto quello che era stato scritto dopo era una ripetizione venuta male.
Questo mi è piaciuto un po' meno, ho avuto la sensazione che Pasternak era un abile scrittore di ambienti, più che di personaggi, di raccontare una grande storia ma senza avere le abilità di entrare nel profondo dei personaggi che ha descritto, anche Lara prima sembra un'eroina impavida e indipendente e poi la ritroviamo quasi succube di Zivago. Ma ci sono certi passaggi di descrizione della terra russa che valgono da soli tutto il libro: delle pennellate che ti accendono le zone limbiche del cervello.
La storia è epica, tragica e drammatica come solo una storia russa può essere. Travagliata, ingarbugliata e dove la Provvidenza fa incontrare, lasciare, perdere e ritrovare i protagonisti come solo nei libri russi accade, a tutto fa sfondo e quasi recita come un protagonista la rivoluzione russa dai primi del 900 fino alla fine della seconda guerra mondiale. e poi c'è la neve, tanta neve, e la steppa e i boschi e le taighe e il popolo russo, insomma c'è tutto.
Lo consiglio a chi sa cosa ordina al ristorante prima che gli arrivi il piatto, se sapete quello che andrete a leggere, se avete già letto dei classici russi, allora questo libro fa per voi, se siete invece alla ricerca di qualcosa di leggero e sbarazzino, allora cambiate tavolo.
Era da tantissimo tempo che non leggevo fantascienza, mi sono deciso con questo perchè le recensioni erano molto alte, la premessa è che io sono cresciuto a pane ed Asimov e poi va beh Heinlein, Dick, Hamilton, Clarke, insomma i massimi esempi dell'età dell'oro di questa branchia della letteratura; dunque avevo paura e parecchio di rimanere deluso.
Devo dire invece che mi sono dovuto ricredere, la storia è molto bella, ti prende dall'inizio e ci sono tutte le caratteristiche che sono fondamentali in un buon libro di fantascienza: le astronavi, gli intrighi, i buoni personaggi, una storia comunque verosimile, ma quello che è davvero importante è la ricostruzione o per meglio dire l'immaginazione del futuro che verrà. Non per niente la serie di questi libri è stata presa per essere trasportata su Netflix, con un buon successo.
Quello che non ho gradito (ma questa è solo una mia cosa personalissima) sono i nove libri di cui questo è il primo, sinceramente non ho più il tempo e ad essere onesti la voglia, di farmi prendere da queste serie infinite che si protraggono per tutti questi anni. Ormai preferisco leggere singoli romanzi, magari anche molto lunghi, ma l'idea di iniziare una tetralogia, non mi prende come un tempo. Ovviamente la voglia di attaccarmi a leggere il seguito è presente, in quanto l'autore sa scrivere bene e mi ha lasciato incuriosito e sicuramente tra un libro e l'altro prenderò in considerazione l'dea di leggerne altri... ma pensare di leggerli tutti...
Dunque credo che consiglierei sicuramente la lettura di questo romanzo: si legge velocemente, la storia è frenetica, i personaggi reggono e “l'immaginato futuro” è coinvolgente con la guerra tra i pianeti esterni ed interni colonizzati e l'arrivo di una probabile minaccia aliena, soprattutto a chi oggi è abituato a dei libri che fanno l'occhiolino alle serie tv, ma non potrei mai partire da questo per iniziare un neofita alla fantascienza, per me i classici come la serie della Fondazione di Asimov sono imprescindibili per qualsiasi persona che vuole cominciare a leggerne.
Primo libro di Gaiman che leggo, devo dire che a pensarci ci ho messo un po' a decidermi, visto che è uscito nel 1999 e non so neanche da quanto tempo ho lì nella libreria gli albi di Sandman da leggere...
Nessun dove è un romanzo fantasy di Neil Gaiman, scritto nel 1996, nato dalla sceneggiatura della serie televisiva omonima Neverwhere trasmessa dalla BBC. Non ho visto la serie, credo che il libro però sia molto più godibile e lo penso in generale di tutti quegli scritti che hanno quell'aura da fiaba che ti trasportano in mondi immaginari come questo, perchè il lettore è libro di creare nella sua mente tutti i particolari del mondo creato dall'autore.
Richard Mayhew è un giovane inglese comune, con solo qualche piccola bizzarria vagamente kitsch, come la mania di collezionare piccoli troll di plastica dai capelli fluorescenti. Sta per lasciare la Scozia per trasferirsi a Londra per cominciare la sua vita adulta, lavorare, farsi strada nel mondo reale. Quello che invece troverà a Londra è una rivelazione. Grazie ad una coincidenza, l'incontro con una ragazza ferita ed esausta per la strada, Richard scopre l'esistenza di un mondo sotterraneo, popolato e plasmato da tutti coloro che vivono ai margini, gli invisibili, i pazzi, i senzatetto, quelli che la gente tende a ignorare. Al seguito della giovane ferita, che in realtà è Lady Porta in fuga da due cacciatori di taglie ridicoli e terrificanti, Richard finirà in una tana del bianconiglio straordinariamente profonda, alla scoperta di “Londra Sotto”, la Londra “sotterranea”, per cercare, attraverso prove e inganni, e con l'aiuto di bizzarri personaggi, chi ha ordinato, e perché, la morte della famiglia di Lady Porta.
Il romanzo mi è piaciuto. Un romanzo che è una fiaba ironica, surreale, immaginifica: le ambientazioni della “Londra Sotto” e i personaggi che la abitano, sono sogni ad occhi aperti: Mr. Croup e Mr. Vandemar, il Marchese di Carabas, Old Bailey, il Conte Earl... Credo che Londra sia una cornice magnifica per la storia (anche quella Sopra) ed è un peccato che in italiano probabilmente ho perso qualche gioco di parole sui luoghi visitati dai personaggi.
Nessun dove è una storia dove la protagonista assoluta è la fantasia e di come questa possa rapirci dal grigiore che ci circonda per farci sognare e riuscire a cambiare un poco anche la nostra realtà e noi stessi, per non dimenticare che quel mondo incantato è dentro la nostra testa e basta poco per risvegliarlo per poter vivere anche noi lettori, fantastiche avventure come questa.
Consigliato a chiunque voglia entrare e perdersi in una fiaba moderna, di leggere con accanto un buon tè e magari un compagno peloso. A chi non smette mai di sognare, sebbene gli anni, malgrado il mondo fuori dalle pagine di un libro.
Ho iniziato questo libro con grandi aspettative, la quarta di copertina mi aveva affascinato molto, sebbene non ami particolarmente la cultura giapponese e i manga, ho un'età per cui è cresciuta a Spider-Man, non a Dragon-Ball. In ogni caso, avendo amato libro come il “Signore delle Mosche” ed “Hunger Games”, mi sembrava che la tavola era apparecchiata a dovere.
La prima cosa che mi ha travolto sono stati i nomi, tutti che mi suonavano uguali e praticamente per tutto il libro, a parte i quattro o cinque personaggi fulcro della storia, non ho capito chi faceva cosa, chi uccideva chi, dove si spostavano i vari ragazzi nell'isola, quarantuno studenti sono molti e questo mi ha scombussolato un po', ma alla fine non era poi questo grande problema visto che mediamente i vari personaggi venivano presentati per morire poche pagine dopo.
Quello che veramente non andava, mano a mano che proseguivo con la lettura e scemava la curiosità iniziale sono due cose: la prima è la prosa, qualche peccato immagino lo abbia commesso il traduttore, ma il tutto è troppo lineare, semplice, troppo scarno e con punte di stereotipi dei più banali. La seconda è che questi ragazzi di quindici anni che sono dei Rambo (quasi tutti) che si pigliano pallottole in corpo e ancora si lanciano in combattimento, preparano bombe, violano sistemi militari, mettono su giri di prostituzione... insomma io ho una figlia di quell'età e se la buttassero su un isola a sopravvivere uccidendo il prossimo, credo che stramazzerebbe al suolo immobile, altro che maneggiare pistole come se non avesse fatto null'altro nella vita.
Il tutto con dietro la bandiera di quanto siano brutti e cattivi gli stati totalitari che piegano la vita dei cittadini... ma davvero? Meno male che ce lo insegna questo libro!
Ah già poi c'è il finale, e io lì che leggevo e speravo che so... che il tutto era un videogame e il giocatore si sconnetteva dalla macchina per poi scoprire che in verità il gioco era reale e il tutto iniziava adesso, o che era una prova per testare gli umani da parte di una razza aliena, o che gli studenti uccisi si risvegliavano come zombi... o che ne so... tutto meno lo scontato finale che letto.
Ma anche no.