Il cardinale del Cremlino, in originale “The Cardinal of the Kremlin”, edito nel 1988, è il terzo romanzo della serie di spionaggio-tecnopolitica, scritto dall'autore statunitense Tom Clancy, in cui si narra la vita di John Patrick Ryan jr.
Dell'autore si dice che abbia inventato, assieme a Craig Thomas e a Michael Crichton, un nuovo genere letterario: il techno-thriller. Molti libri di Clancy hanno avuto un ampio successo di pubblico e hanno ispirato diversi film e videogiochi.
Il personaggio di Jack Ryan: figlio di Emmet William Ryan, un sottotenente della squadra omicidi della polizia veterano della seconda guerra mondiale e di Catherine Burke Ryan, infermiera. Diplomato nel Maryland, Jack si laurea in storia al Boston College, e serve come sottotenente dello United States Marine Corps. Assegnato a bordo della nave portaelicotteri Guam, rimane vittima di un grave incidente di volo su un elicottero, durante un'esercitazione della NATO. Ne riporta lesioni alla schiena che pongono fine alla sua carriera militare. I suoi genitori muoiono solo 19 mesi dopo in un incidente aereo all'aeroporto di Chicago. La combinazione dei due eventi porta Ryan ad odiare il volo, fobia che non lo abbandonerà mai del tutto. Jack si innamora di Caroline Muller (soprannominata Cathy), una studentessa di medicina, che sposerà dopo poco. Nel corso delle vicende narrate nei vari libri, passa dall'essere un semplice consulente esterno della CIA al divenire Presidente degli Stati Uniti.
La trama di questo romanzo in sintesi: Ormai arruolato definitivamente nelle file della CIA, questa volta Jack Ryan deve cercare di fare scappare dall'Unione Sovietica il “Cardinale”, un vecchio colonnello sovietico, in passato tre volte Eroe dell'Unione Sovietica (massima onorificenza militare Sovietica) durante la II Guerra Mondiale, nonché più importante fonte americana all'interno del Cremlino. Il Cardinale, infatti, è in grado di documentare i progressi tecnologici che i sovietici stanno portando avanti nell'utilizzo del laser satellitare come sistema di difesa contro le armi di distruzione di massa. Il laboratorio, indicato come “Stella lucente”, si trova nei pressi di Dushanbe, nel Tagikistan (all'epoca Repubblica Sovietica). Contemporaneamente, un analogo progetto di ricerca, Tea Clipper, è in fase di sviluppo presso i laboratori americani; due operazioni di spionaggio vengono lanciate contemporaneamente dai russi e dagli americani, la prima attraverso il rapimento di un esperto del progetto Tea Clipper, il maggiore Alan Gregory, sul suolo americano da parte di agenti del KGB, e la seconda tramite dei guerriglieri afghani il cui capo, l'Arciere, era un professore di fisica entrato nella guerriglia dopo il massacro della sua famiglia da parte dei russi in Afghanistan. Solo le informazioni delicatissime che il Cardinale reca con sé potranno evitare lo scoppio di una guerra americano-sovietica.
Tom Clancy ci dimostra ancora una volta la sua ottima preparazione tecnica nel settore bellico, in più la trama sembra estremamente verosimile nell'analisi politica, scientifica e militare, ben strutturato, la narrazione ambientata in piena guerra fredda col suo linguaggio semplice, lascia anche spazio ai sentimenti ed alla buona caratterizzazione dei personaggi.
Direi che è una lettura imprescindibile soprattutto per chi decide di seguire interamente la serie di Jack Ryan; è un intreccio di vicende spionistiche, di azione e di umanità, il romanzo è voluminoso perché è ricco e molto ben costruito. Ottimo finale.
Io rimango uno spettatore abbastanza freddo di quest'autore perchè sono fan accanito di altri autori di questo genere che mi piacciono di più. Non so Clancy non riesce mai a prendermi completamente.
La guerra di Zakalwe, in originale “Use of Weapons” è un romanzo di fantascienza dello scrittore scozzese Iain M. Banks, pubblicato per la prima volta nel 1990. Nel 1974 Banks scrisse una versione molto più lunga del libro con un'impostazione ancor più complicata (Banks: “Era impossibile comprenderla senza pensare in sei dimensioni”), molto prima che qualunque altro suo libro (di fantascienza o meno) fosse stato pubblicato. La guerra di Zakalwe è il terzo romanzo del Ciclo della Cultura.
Per chi non lo sapesse nel ciclo della Cultura viene descritta una immaginaria società anarchica, socialista e utopica. La Cultura è caratterizzata dall'essere una società in cui tecnologie avanzate provvedono praticamente senza alcun limite materiale alla ricchezza ed al sostentamento di ognuno, senza chiedere nulla in cambio, avendo tutto ma abolendo il concetto di possesso, dall'aver superato quasi tutti i vincoli fisici biologici (inclusa la malattia e la morte) e dall'essere una società stabile, priva di leggi e quasi totalmente egualitaria. La maggior parte dei romanzi del ciclo della Cultura si occupa di personaggi come diplomatici, spie o mercenari, per lo più di persone che si occupano del lavoro sporco per conto della Cultura.
La trama del romanzo: il libro è costituito da due linee narrative, intessute in capitoli alterni. I numeri dei capitoli indicano a quali linee appartengono: una linea è numerata prima in parole (Uno, Due ...), mentre l'altra è numerata al contrario con i numeri romani (XIII, XII ...). La storia narrata dai primi avvenimenti prosegue cronologicamente (come suggerito dai numeri) e racconta una storia autonoma, mentre i successivi capitoli avanzano a ritroso nella vita di Zakalwe. A complicare ulteriormente quest'impostazione vi sono un prologo ed un epilogo ambientati subito dopo gli avvenimenti riconducibili alla linea narrativa principale, e molti flashback sparsi tra i vari capitoli. La narrazione assume la forma di una biografia frammentaria di un uomo chiamato Cheradenine Zakalwe, nato fuori dalla Cultura ma reclutato al suo interno dall'agente di Circostanze Speciali Diziet Sma per lavorare come agente operativo intervenendo in civiltà più primitive. Il romanzo racconta alcuni di questi interventi e i tentativi di Zakalwe di fare i conti col proprio passato.
Questo è il terzo romanzo sulla Cultura che leggo e sebbene i primi due li ho apprezzati di più, anche questo non è male. Banks, nella sua sfrenata fantasia, riesce non solo a stuzzicare l'interesse con una trama avvincente, ma anche con una forma del tutto inusuale come ho spiegato sopra. Se poi consideriamo i numerosi flashback, i ricordi, i sogni e i deliri abbiamo una specie di raccolta di racconti che vedono come sfondo questa curiosa società che prende il nome di Cultura. Una trama avventurosa ed originale, che sembra quasi scontata in certi punto salvo poi giungere con colpi di scena ormai inaspettati.
Giunto al terzo libro si delinea sempre meglio questa strana società futuristica che è la Cultura che riesce da una parte si eleva a paladina delle libertà, ma dall'altra lo fa imponendolo con ogni mezzo, anche con la guerra. La Cultura vorrebbe rappresentare l'utopia della società perfetta, ma dentro di sé è la prima a sapere che così non può essere. Ma ciò che più risalta nel romanzo è la figura appunto di Zakalwe: guerriero e soldato del futuro che porta dentro di sé peccati e colpe indicibili.
Il romanzo sembra non avere un inizio né una fine, con un finale che turba alquanto.
Giorno di confessione, in originale “Day of confession”, è un libro del 2007, dello scrittore e sceneggiatore americano Allan Folsom. Ha scritto cinque libri: Il giorno dopo domani (1994), Giorno di Confessione (1998), L'esule (2004), La regola Machiavelli (2006) e il dossier Hadrian (2009). Il suo primo romanzo, Il giorno dopo domani, ha debuttato al terzo postp sul New York Times dei bestseller e ha venduto oltre 1,2 milioni di copie.
La trama del romanzo in sintesi: Harry Addison, avvocato di Los Angeles, riceve una disperata richiesta di aiuto da suo fratello, sacerdote in Vaticano. Troppo tardi... A Roma il cardinale Rosario Parma viene assassinato all'uscita della basilica di San Giovanni in Laterano. In Cina migliaia di persone muoiono in seguito all'avvelenamento delle acque del lago. Giunto in Italia, Harry si ritrova improvvisamente ricercato per omicidio. Cosa c'è dietro queste misteriose vicende? La verità è un miraggio... almeno fino a quando non arriverà il fatidico Giorno di confessione.
Ero rimasto folgorato dal primo libro dell'autore, rimane infatti uno dei miei libri preferiti del genere action thriller, questo suo secondo romanzo sicuramente si colloca parecchi gradini sotto al primo: giorno di confessione è un buon romanzo, ma il tutto sa un po' troppo di deja vù, fatta eccezione per alcuni passaggi abbastanza originali, il tutto si spalma sui soliti cliché di genere, senza inventare nulla di nuovo.
Un thriller che ha tra le sue note positive l'affascinante ambientazione italiana. Qualche anno dopo la pubblicazione di questo libro, il più famoso Dan Brown avrebbe scritto un qualcosa di simile, molto meno realistico badate bene, perchè il buon autore sopra citato lo ha farcito ben bene del suo misticismo scientifico che lo ha innalzato al successo commerciale planetario. Insomma si parlava già di “intrigo Vaticano” con Alan Folsom, molto prima dell'autore del Codice da Vinci; di sicuro Folsom ha dalla sua la sua concretezza, per quando pur sempre di un thriller romanzato stiamo parlando.
In definitiva direi che tra tutti i libri di Folsom questo è forse il meno riuscito, dunque se volete scoprire quest'autore da poco scomparso, direi che potete certamente partire da “Il giorno dopo domani”, molto meglio ben riuscito.
Il segreto della cappella, in originale “The Lady Chapel”, è un romanzo del 1994 della scrittrice storica statunitense, ma passa molto tempo effettuando ricerche a York in Inghilterra e in Scozia dove ha ambientato i suoi più noti romanzi, Candace Robb. Questo è il secondo romanzo della serie con protagonista Owen Archer.
Tutti i romanzi della serie “I misteri di Owen Archer” sono ambientati principalmente a York, nell'Inghilterra della seconda metà del Trecento, e hanno come protagonisti l'arciere gallese Owen Archer, una sorta di investigatore al servizio dell'arcivescovo di York John Thoresby, la moglie farmacista Lucie Wilton e molti altri personaggi come la levatrice Magda Digby (soprannominata “La donna del Fiume”, come il titolo del quarto romanzo della serie), l'ostessa Bess Merchet, il vescovo Wikeham, i monaci dell'abbazia di Santa Maria, tra cui in particolare il monaco erborista fratello Wulfstan, la famiglia di Lucie. Tutti i personaggi sono implicati in varie vicende e sono impegnati a risolvere casi di omicidio e simili. Il resto, come la stessa Candace Robb dice, “is history”, “è storia”.
Il romanzo in sintesi: ci troviamo a York nell'anno 1365 e Lucie e Owen stanno vivendo abbastanza serenamente la loro vita matrimoniale. Un macabro delitto ha sporcato irrimediabilmente il giorno del Corpus Christi portando vari scompensi nella tranquilla cittadina: è stato assassinato brutalmente mastro Crounce e prima della sua esecuzione il killer ha deciso di mozzargli la mano destra come si faceva in quel tempo per i ladri. Owen contro il suo volere dovrà rispondere all'appello dell'arcivescovo e si dovrà separare dalla sua amata sposa. Dopo aver indagato accuratamente l'investigatore medievale pensa di essere arrivato al colpevole, ma in realtà scoprirà che dietro a questa vicenda c'è una fitta rete di tradimenti, a quanto pare tutto parte dalla corporazione dei merciai, ma tocca anche le più alte caste del regno.
L'attenzione è tutta concentrata sulle indagini e sul mistero, lasciando sempre l'ambientazione storica medioevale sullo sfondo, buona la caratterizzazione dei personaggi, i due protagonisti Owen e Lucie in primis, ma anche i comprimari sono ben delineati, parte un po' lento ma poi scorre veloce verso il finale. La storia è intricata quanto basta per essere un buon giallo, ma i nodi vengono sciolti ad uno ad uno senza lasciare dubbi o incertezze, dando all'ultima pagina quel senso di “compiuto” e “completo” che non può mancare in un romanzo di questo genere.
Il libro è seriale come una serie per la televisione: stessi identici personaggi, stesse identiche strade, case e vicoli, e continuare a conoscerli meglio è piacevole, come seguire un buon telefilm.
Mi impressionò molto questo libro quando lo lessi, perchè probabilmente fu uno dei primi libri a tinte forti che lessi quando ero piccolo; mi innamorai subito di Kafka.
So che bisognerebbe porre in primo piano l'assoluta metafora del protagonista che viene completamente estraniato non solo dalla società in cui vive, ma anche dalla famiglia a cui appartiene perchè trasformatosi in qualcosa di “diverso”. Di completamento diverso e al di fuori di qualsiasi concetto di normale o anormale.
Ma quello che mi colpì più di tutto fu la descrizione della lenta mutazione, non solo fisica, ma soprattutto mentale da uomo a scarafaggio; una spirale incredibile verso il baratro del completo distacco dai pensieri umani verso quelli di semplice insetto.
Più di tutto mi colpì il primo pensiero di Gregor che ebbe al risveglio ritrovandosi in un carapace da scarafaggio e cioè: “come farò ad andare a lavorare così”?.
L'isolamento successivo da parte della famiglia, incapace di accettare quella stessa persona come facente parte del loro nucleo, fa riflettere sull'accettazione delle diversità. Un classico da leggere assolutamente.
Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò, dopo che distrusse la sacra città di Troia.
L'Odissea, in greco antico: Ὀδύσσεια, Odýsseia, è uno dei due grandi poemi epici greci attribuiti all'opera del poeta Omero. Narra delle vicende riguardanti l'eroe Ulisse, dopo la fine della Guerra di Troia, narrata nell'Iliade. L'opera, così come l'Iliade, viene presumibilmente composta nella Ionia d'Asia intorno al IX secolo a.C., anche se alcuni autori pensano che sia nata intorno al 720 a.C. L'originale più antico dell'opera risale alla fine dell'VIII secolo a.C., ed è questo che il tiranno ateniese Pisistrato usa quando, nel VI secolo a.C., decide di uniformare e dare forma scritta ad un poema che fino ad allora si era tramandato quasi esclusivamente per forma orale.
L'Odissea è un poema diviso in 24 libri, ognuno dei quali indicato con una lettera dell'alfabeto greco minuscolo, l'Odissea si presenta attualmente in forma scritta, mentre in origine il poema era tramandato oralmente da abili ed esperti aedi e rapsodi. Il poema è anche stato visto come l'archetipo del romanzo, in quanto racconta dall'inizio alla fine la vicenda scelta, senza lasciarsi troppo distrarre, da eventi secondari e non strettamente correlati alle avventure di Odisseo; è uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale, e viene tuttora comunemente letto in tutto il mondo sia nella versione originale che attraverso le numerose traduzioni.
L'etimologia del nome “Odisseo” è ignota. Lo stesso Omero cerca di spiegarla nel libro XIX connettendola al verbo greco “ὀδύσσομαι”, il cui significato è “essere odiato”. Odisseo, quindi, sarebbe “colui che odia” (in questo caso i Proci, che approfittano della sua assenza per regnare su Itaca) oppure “colui che è odiato” (in questo caso da tutti coloro che ostacolano il suo ritorno a Itaca).
La trama dell'Odissea è molto complessa: L'Odissea narra il ritorno di Ulisse in patria dopo la guerra di Troia. Telemaco, figlio di Ulisse, la cui casa è occupata dai pretendenti alla mano di Penelope, decide di partire per Pilo, spronato da Atena sua protettrice, alla ricerca di notizie sul padre disperso da vent'anni. Arrivati a Sparta vengono accolti da Menelao, anch'egli eroe di Troia, che sfortunatamente non ha notizie dello sventurato Ulisse. Nel frattempo gli dei, raccolti in assemblea, decidono che è tempo che Ulisse riveda la sua patria, Itaca, e inviano Ermes sull'isola di Ogigia dalla ninfa Calipso per obbligarla a liberare Ulisse. Calipso, appresa la notizia, aiuta Ulisse a costruire una zattera e gli fornisce i sostentamenti per arrivare all'isola dei Feaci. Dopo 18 giorni di viaggio Ulisse viene colto da una tempesta lanciata da Poseidone, che gli distrugge la zattera. Ulisse si salva grazie a una ninfa marina che gli dona un velo portentoso, che gli permette di galleggiare mentre nuota verso l'isola dei Feaci. Qui approda e viene condotto a palazzo da Nausicaa, figlia di Alcinoo re dei Feaci. Alcinoo accoglie a casa sua Ulisse e gli promette di accompagnarlo a casa quando la nave sarà pronta. Ulisse racconta ad Alcinoo delle sue peripezie per i mari: comincia col raccontare come ha sconfitto i Ciconi e come poi è giunto alla terra dei lotofagi. Poi racconta del ciclope Polifemo, che Ulisse batte con astuzia accecandolo nel sonno provocato dai fumi dell'alcool. Continua raccontando dell'isola di Eolo che lo ha accolto e lo ha aiutato donandogli un otre colmo dei venti del mondo. Ma i suoi compagni hanno aperto l'otre scatenando una tempesta che li ha portati fuori rotta. Spiega dell'approdo all'isola della maga Circe che ha trasformato i suoi compagni in maiali, ma Ulisse con la scaltrezza è riuscito a mutare l'incantesimo e a far diventare sua amica la maga. Continua raccontando di come è sceso nell'ade per incontrare Tiresia che gli ha profetizzato le tre prove che avrebbe dovuto affrontare: le sirene, Scilla e Carridi, e i buoi del dio Sole. Dopo la partenza dall'isola di Ea, Ulisse ha affrontato le tre prove, ma nell'ultima i compagni hanno ucciso alcuni buoi. Per questo Ulisse e i compagni sono stati puniti da Zeus che ha scagliato un fulmine contro di loro. Sono morti tutti tranne Ulisse che, appeso a un relitto, approda sull'isola di Ogigia, dove regnava la ninfa Calipso. Racconta anche di come approda sull'isola dei Feaci. Preparata la nave, Ulisse parte. Arrivato a Itaca, nasconde i doni ospitali con l'aiuto di Atena e si dirige, sotto le mentite spoglie di un mendico, dal porcaro Eumeo. Nel frattempo Atena consiglia a Telemaco di tornare a Itaca e il ragazzo si prepara e parte. Arrivato a Itaca, va dal porcaro e lì trova suo padre sotto forma di un mendicante. Il padre si rivela a Teleemaco e gli fa giurare di non rivelare il segreto a nessuno. Il giorno seguente Ulisse viene accompagnato dal porcaro a palazzo dove incontra i proci. Telemaco ordina a Euriclea di lavare il mendico ed essa scopre che egli è Ulisse, poiché egli ha una cicatrice sulla gamba causatagli da un cinghiale. Ulisse le ordina di non rivelare a nessuno il segreto e lei giura sugli dei che non lo farà. Il giorno seguente, Penelope indice una gara per stabilire chi sarà suo marito: il vincitore sarà chi riuscirà a tendere l'arco di Ulisse e a far passare una freccia negli anelli di dodici scuri piantate nel terreno. Nessuno tra i Proci riesce nell'impresa, solo Ulisse ce la fa, lasciando tutti i Proci sgomenti. Eumeo si dirige a chiudere le porte mentre Telemaco va a prendere delle armi. Ulisse intanto con l'arco uccide i Proci con l'aiuto di Atena. Dopo la battaglia Ulisse si libera dei cadaveri e fa chiamare Penelope la sua sposa. Lei lo interroga per capire se si tratta veramente di Ulisse e per esserne certa gli chiede di andare a spostare il loro letto nuziale. Ulisse le risponde che è impossibile poiché il letto è costruito su un tronco di ulivo, allora lei capisce che l'uomo è veramente suo marito e lo abbraccia. Il giorno seguente Ulisse,Telemaco ed Eumeo si dirigono al podere di Laerte, dove il vecchio re riconosce suo figlio, poi si dirigono in casa e mangiano. Finito il pranzo, una grande folla, capeggiata dal padre di Antinoo, si raduna davanti alla casa di Laerte per uccidere Ulisse. Tutti gli uomini presenti nella casa si armano e escono all'aperto, Ulisse, Telemaco e Laerte si scagliano sulla prima fila di gente e ne uccidono molti, gli altri impauriti dai tre guerrieri e dalla presenza di Atena scappano verso la città.
Recensire l'Odissea mi fa venire da ridere, ad esseri seri non credo che sia possibile. Almeno non per me che non ho assolutamente le dotazioni per farlo, diciamo che scriverò i miei pensieri in merito, non è questione di essere umile, ma qui stiamo parlando di un poema che ha duemila anni, cioè siamo coerenti.
In ogni caso, c'è da dire subito che la lettura è stata molto più agevole per via della traduzione di Privitera, che rispetto a quella di Pindemonte è molto più scorrevole e assume un carattere veramente avventuroso ed epico.
Quello che sorprende è che Ulisse, il re di Itaca, da 27 secoli non smette di affascinare l'Occidente. E se vogliamo dirla tutta non è bello e giovane come Achille, non muore nella piena gioventù come molti degli eroi moderni ma “consunto da splendente vecchiaia”, insomma tra tutti i miti greci, è il meno eroico. Probabilmente è così amato per la sua mente: è astuto, intelligente, saggio, curioso e ha una sete di conoscenza infinita. E poi è un viaggiatore, uno scopritore, uno che non si arrende mai.
A me piace particolarmente Ulisse perché rappresenta chi osa sfidare gli Dei, affidandosi solo a se stesso e confidando nella propria forza interiore, con la sola forza della ragione, offende gli Dei... si mette contro Poseidone che farà di tutto per non farlo ritornare ad Itaca, riesce ad ingannare la maga Circe, insomma è un ateo convinto.
L'Odissea è un poema meraviglioso e moderno ed è un classico che va letto a prescindere dalla scuola, probabilmente a chi è rimasto sempre indigesto, ne consiglio una rilettura a posteriori, in un'epoca più matura per apprezzarlo davvero e pienamente.
“Pentema ed altri racconti” è una raccolta di scritti di un comunicatore di professione, Riccardo Parigi. I comunicatori sono quegli strani uomini che ti fanno capire come le incomprensioni che vengono dal linguaggio (o dalla mancanza delle chiavi corrette per decriptarlo) stanno alla base degli scontri di tutti i giorni e cercano di aiutarti a non farlo più accadere. Sono gli azzeccagarbugli della lingua. In questo frangente però è prestato alla scrittura e ha pubblicato questo libro nel 2011, dove racchiude la sua produzione ventennale, come esplicitato nella quarta di copertina. Nello specifico il volume racchiude un racconto lungo, “Pentema” e altri sette racconti brevi.
Mi viene un po' difficile fare questa recensione, innanzitutto perché per la prima volta recensisco un libro di un autore che conosco personalmente e che ammiro, tralasciando quelli incontrati nelle occasioni di presentazioni o manifestazioni letterarie e poi perché il libro è stato un regalo, autografato, da parte dell'autore stesso. Cercherò, come sempre, di essere imparziale nella mia valutazione.
Pentema è il racconto che apre il libro ed è anche quello più lungo, probabilmente il più maturo, il più pensato, quello che fa da colonna portante a tutto il resto e che ha richiesto più lavoro post-scrittura. Diciamo subito che si nota che l'autore non scrive di professione, non ne ha tutte le malizie e sembra scrivere più per se stesso che per gli altri. Infatti il tutto sembra essere un profilarsi di micro racconti, ricordi dello stesso, ambientato nelle terre d'origine dell'autore. Gli attori messi in scena nel primo brano non cambiano, ma anche se la storia di fondo è comune a tutti i protagonisti, sembra che tutto venga messo in scena troppo rapidamente, anche il protagonista stesso della vicenda è abbozzato e molti degli altri comprimari veleggiano tra le pagine più come ricordi evanescenti che come personaggi dai contorni reali. In più occasioni vediamo il protagonista che siede al cospetto dei comprimari che si lasciano andare a ricordi di vita vissuta (le più disparate) e l'attore principale qui, diventa passivo, quasi uno spettatore stesso degli eventi: da qui la mia considerazione che il tutto voglia essere una grande rievocazione storica dei luoghi e dei ricordi, più che un racconto che profila una storia con un inizio ed una fine. L'espediente di presentare la vicenda al presente, per poi partire con dei flash-back per tutta la storia e ritornare al presente alla fine, più che essere accattivante, sembra un orpello pesante, che non trasmette quel valore aggiunto al racconto in sé e per una storia così breve, secondo me, non se ne avvertiva la necessità. Anche il finale è troppo affrettato, si conta sul colpo di scena, ma in realtà è abbastanza prevedibile e risolto in neanche una pagina, per me meritava più spazio e sarebbe potuta essere sviluppata molto meglio. Quello che veramente ho apprezzato è stata l'ambientazione: si vede che è vissuta e sentita dallo scrittore e infatti da qui ne esce il meglio, molto suggestiva poi la scelta temporale dell'inverno, che attutisce e rende affascinate ancor più questa manciata di case liguri abbarbicate sugli Appennini e isolate dal mondo. Spazza via e spiazza il lettore che ha nella testa il luogo comune del binomio Liguria=Mare. Ho apprezzato anche alcuni accenni ad alcuni testi o canzoni presenti nella storia, che sicuramente fanno parte del bagaglio culturale dell'autore, (Arkady Renko, per citarne uno, mio mito personale!).
Gli altri racconti, sono ancora più abbozzati e poco sviluppati del primo: i protagonisti e le storie narrate sono spaccati di realtà quotidiane, con piccoli drammi o esperienze che fanno parte della vita quotidiana di ognuno o rientrano nella memoria collettiva dei più. Manca, secondo me, quell'ottano che fa incendiare il motore e lo spinge al massimo, anche se le idee di fondo sono buone. Sinceramente non posso dire di averne trovato uno che mi abbia lasciato il segno: mi è piaciuta l'idea di “Le tre matite di Bois de Boulogne”, dove gli oggetti si caricano di significati profondi e fanno fare salti mentali pindarici al protagonista; in definitiva credo che Riccardo sia molto bravo nel lavoro che conduce e la scrittura sia uno dei tanti hobby con cui probabilmente si diletta e a cui lavora nei ritagli di tempo a disposizione. L'opportunità del self-publishing in generale, ha contribuito ed aiutato molti cassetti ad aprirsi e a far volare fuori pagine rinchiuse che un tempo sarebbero state al buio per sempre.
Sicuramente questo è un bene, perché molte persone, che hanno tante storie da raccontare, vere o romanzate, hanno la possibilità di arrivare a tutti e il bene prezioso della conoscenza, del tramandare, dell'incantare della fabula che arriva direttamente dal tempo in cui si stava davanti al fuoco ad ascoltare storie, hanno la possibilità di rinnovare questo rito magico.
Forza Riccardo, la strada mi sembra quella giusta, devi solo prendere in mano la mappa con la “legenda” corretta.
Cerco qui di recensire un “must have” delle saghe fantascientifiche, di un autore che sicuramente ai più risulterà sconosciuto, rispetto ai più famosi Asimov, Bradbury, etc... Ma chi è davvero appassionato di science-finction sicuramente riconoscerà, che invece è appassionato di letture del futuro e non ha mai letto questa saga di Jack Vance, cercherò di convincerlo a rimediare subito.
Questa è un'opera di ampio respiro, sembra quasi una fantascienza del periodo di quel “sense of wonder” degli albori, dove la parte avventurosa in questi libri era preponderante rispetto alle tecnologie. Consentitemi un paragone al famoso “Lucky Starr” Asimoviano, anche se qui parliamo di un ciclo forse più ingenuo che si svolge tutto nel nostro sistema solare, con un pizzico di giallo.
La saga planetaria di Vance invece ha luogo sull'immaginario pianeta Tschai orbitante attorno alla stella Carina 4269, a 212 anni luce di distanza dalla Terra dove fa naufragio l'astronauta Adam Reith, il protagonista umano, unico sopravvissuto di una spedizione terrestre in risposta ad un messaggio d'aiuto di oltre duecento anni prima. Il ciclo, pubblicato tra il 1968 e il 1970, si compone di quattro volumi ed è uno degli esempi tipici di planetary romance, un filone della fantascienza avventurosa in cui l'ambientazione è un pianeta sconosciuto, lontano dalla Terra.
La trama ricorda molto, se lo confrontiamo con le sale cinematografiche, alla saga con Vin Diesel “Pitch Black” e “Le Cronache di Riddick”; non ho potuto fare a meno di immaginarmi Adam Reith come il protagonista dei sopracitati film. La storia è semplice, un uomo naufraga su un pianeta alieno e fa di tutto per lasciarlo alla svelta, solo che tra il dire e il fare c'è di mezzo... l'alieno.
Molti alieni in questo caso, tutti diversi, tutti perfettamente descritti nella loro ambientazione, nel loro contesto e nella loro cattiveria. Unica nota dolente è probabilmente la reperibilità di tale volume, in quanto facente parte di uno speciale di “Urania Collezione” e dunque uscito unicamente nelle edicole. La versione della “Nord” è impossibile da recuperare nelle librerie, ma se amate le bancarelle degli usati o volete esplorare il web, troverete sicuramente il modo di leggere questo ciclo.
Vi consiglio caldamente dunque, anzi vi sprono, se siete appassionati di fantascienza, di mettervi sulle tracce di questa saga, non ve ne pentirete di certo.
Cerco qui di recensire un “must have” delle saghe fantascientifiche, di un autore che sicuramente ai più risulterà sconosciuto, rispetto ai più famosi Asimov, Bradbury, etc... Ma chi è davvero appassionato di science-finction sicuramente riconoscerà, che invece è appassionato di letture del futuro e non ha mai letto questa saga di Jack Vance, cercherò di convincerlo a rimediare subito.
Questa è un'opera di ampio respiro, sembra quasi una fantascienza del periodo di quel “sense of wonder” degli albori, dove la parte avventurosa in questi libri era preponderante rispetto alle tecnologie. Consentitemi un paragone al famoso “Lucky Starr” Asimoviano, anche se qui parliamo di un ciclo forse più ingenuo che si svolge tutto nel nostro sistema solare, con un pizzico di giallo.
La saga planetaria di Vance invece ha luogo sull'immaginario pianeta Tschai orbitante attorno alla stella Carina 4269, a 212 anni luce di distanza dalla Terra dove fa naufragio l'astronauta Adam Reith, il protagonista umano, unico sopravvissuto di una spedizione terrestre in risposta ad un messaggio d'aiuto di oltre duecento anni prima. Il ciclo, pubblicato tra il 1968 e il 1970, si compone di quattro volumi ed è uno degli esempi tipici di planetary romance, un filone della fantascienza avventurosa in cui l'ambientazione è un pianeta sconosciuto, lontano dalla Terra.
La trama ricorda molto, se lo confrontiamo con le sale cinematografiche, alla saga con Vin Diesel “Pitch Black” e “Le Cronache di Riddick”; non ho potuto fare a meno di immaginarmi Adam Reith come il protagonista dei sopracitati film. La storia è semplice, un uomo naufraga su un pianeta alieno e fa di tutto per lasciarlo alla svelta, solo che tra il dire e il fare c'è di mezzo... l'alieno.
Molti alieni in questo caso, tutti diversi, tutti perfettamente descritti nella loro ambientazione, nel loro contesto e nella loro cattiveria. Unica nota dolente è probabilmente la reperibilità di tale volume, in quanto facente parte di uno speciale di “Urania Collezione” e dunque uscito unicamente nelle edicole. La versione della “Nord” è impossibile da recuperare nelle librerie, ma se amate le bancarelle degli usati o volete esplorare il web, troverete sicuramente il modo di leggere questo ciclo.
Vi consiglio caldamente dunque, anzi vi sprono, se siete appassionati di fantascienza, di mettervi sulle tracce di questa saga, non ve ne pentirete di certo.
Questo libro lo lessi in un pomeriggio, ero giovane e stavo stravaccato sul divano mentre i miei amici giocavano al pallone in cortile e io ero stato completamente risucchiato da queste pagine. Sentivo l'odore del mare, l'odore di Santiago, il suo dolore alle mani, il sole che picchiava forte sulla schiena. Per tre ore/tre giorni sono rimasto con lui a lottare con quel pesce spada, ho conosciuto il rispetto per quel pesce e il rispetto in generale, ho capito come sia alla fine inutile lottare contro la morte e la vecchiaia, ma come tante piccole cose possono aiutarci a essere felici. Imperdibile.
Vi recensisco anche questo libro di Calvino, dopo Marcovaldo, che ha uno stile molto più raffinato e se vogliamo più difficile di scrittura, ma che parla di una cosa a noi tutti carissima: il piacere di leggere. Il libro è strutturato come un “gioco” che l'autore fa con il lettore, immaginando un ipotetico “lettore tipo” che comincia a leggere un romanzo, ma che per ben dieci volte non riesce a finire. Lo stile di scrittura è impeccabile, la prosa perfetta. Un'opera che incuriosisce a tal punto che farete fatica a staccare gli occhi dal libro. Questo è un romanzo dedicato al lettore, che con un'idea originalissima (cominciare, e mai portare a compimento 10 romanzi tutti diversi tra loro) pone sotto una chiave importantissima la parte che il lettore ha in un libro. Una raccomandazione: alcune persone a cui avevo consigliato questo libro lo hanno smesso dopo poche pagine perchè non avevano capito il “senso del gioco” che questo libro dà, tenete duro e arrivate in fondo, mi ringrazierete. Spero di avervi incoriusito abbastanza... e mettiamo che... una notte d'inverno un viaggiatore...
E' colpa mia.
Qualunque richiamo, sia fotografico, disegnato, scritto o anche solo promesso vagamente dove compaia la parola o l'immagine di una montagna, farà da catalizzatore, da richiamo sirenico di Ulissiana memoria e mi farà tendere le mani e aprire il portafoglio.
Va da sè che, come prima o poi a camminare per prati in montagna lo scarpone in qualche buascia di vacca ce lo infili, anche in questo caso non è che sia molto diverso.
Il silenzio, titolo originale “Stillhet i støyens tid. Gleden ved å stenge verden ute”, è un libro del 2016 dell'esploratore Erling Kagge. L'autore norvegese è uno dei più grandi avventurieri del nostro tempo: è stata la prima persona al mondo a camminare da solo al Polo Sud. E' stato anche il primo a superare i “tre poli” - Nord , Sud e la vetta del Monte Everest.
L'autore con questo libro vuole dirci che il silenzio parla, comunica, racconta. Occorre semplicemente saperlo ascoltare perchè ha molto da dire; Il libro è strutturato in trentadue risposte alla domanda cosa sia “Il silenzio”, che vogliono essere risposte ai vari modi di interpretare e vivere il silenzio. Indubbiamente chi come il sottoscritto ha passato ore in montagna da solo, sa bene cosa sia il silenzio e tutto ciò che ne comporta: la paura di restare soli con la persona che probabilmente ci incute più paura, noi stessi.
Si ha paura di conoscere meglio se stessi nel silenzio. Molte volte evitiamo “di essere presenti a noi stessi all'interno della nostra vita e piuttosto viviamo nelle distrazioni degli smartphone, della tv, nelle aspettative da parte degli altri e delle persone che contattiamo nelle chat. Invece, il silenzio dovrebbe parlare, e noi dovremmo parlare con lui, al fine di sfruttare il potenziale che è presente in esso. Il silenzio va insieme alla meraviglia, ma ha anche una sorta di maestà in se stesso, è come un oceano, un campo fiorito, una distesa di neve senza fine”.
In quest'epoca del bombardamento di informazioni, staccarsi dal mondo è una necessità spesso sottovalutata dai più; chi ha dimestichezza con il stare da soli a camminare, riflettere, soprattutto a contatto stretto con la natura, molto probabilmente tutto quanto scritto in questo libricino in un modo o nell'altro lo ha già dentro di sè e a parte alcuni aspetti filosofici più complessi non aggiungerà niente di nuovo al proprio bagaglio di silenzi.
Dunque mi sento di consigliare la lettura di questo libricino a chi è sempre connesso, a chi è sempre distratto da questo sovraccarico di stimoli e informazioni che ci circonda continuamente in questa epoca “social”, a chi ha voglia di affrontare molto probabilmente la persona che conosce di meno, cioè se stesso, perchè quando si impara a stare bene nel silenzio a tu per tu con la propria anima si ha il vantaggio di stare bene anche con gli altri, o al massimo, si impara ad ignorarli e stare bene comunque con il proprio spirito.
Banda di fratelli, in originale “Band of Brothers: E Company, 506th Regiment, 101st Airborne from Normandy to Hitler's Eagle's Nest” è un saggio storico, scritto da Stephen Ambrose nel 1992, che tratta delle vicende accorse alla Compagnia Easy durante la seconda guerra mondiale. Il libro ha avuto una trasposizione televisiva nella miniserie prodotta da Tom Hanks e Steven Spielberg Band of Brothers - Fratelli al fronte del 2001.
Il saggio narra alcune azioni militari avvenute durante il secondo conflitto mondiale. Il testo analizza i 1095 giorni (dicembre 1942 - luglio 1945) dei 147 soldati che hanno formato la Compagnia Easy del 506º Reggimento di Fanteria Paracadutista della 101ª Divisione Aviotrasportata. La narrazione del libro parte dall'addestramento, per seguire le operazioni militari, per finire con le carriere post-belliche.
La maggior parte dei paracadutisti erano volontari e ragazzi giovanissimi: agricoltori, minatori, boscaioli, pescatori: erano tutti gente comune, la maggior parte senza né moglie né figli, ma con un sogno: quello di appartenere a un gruppo con cui identificarsi. Durante questo saggio sono illustrati tutti quei momenti che trasformarono questi ragazzi in uomini e quel legame che durerà tutta la vita e li farà diventare una banda di fratelli, indivisibili. Sottoposta a pesanti addestramenti, e divenuta un corpo d'élite della fanteria, la Compagnia Easy ebbe il battesimo del fuoco il 6 giugno 1944, il D-Day, in Normandia. Combatté successivamente in Olanda e in Belgio, guidò il contrattacco sulle Ardenne, entrò in Germania e conquistò il «Nido dell'aquila» di Hitler a Berchtesgaden.
Nel corso dei 1095 giorni di storia della compagnia quei ragazzi divennero uomini, ma soprattutto nacque fra loro un legame destinato a durare per sempre: non è una semplice unità militare, è una famiglia, una casa, un luogo sicuro in cui i soldati trovano l'affetto e l'unione grazie al cameratismo, condividono storie, esperienze, sofferenze, amicizie ed emozioni. Alcuni moriranno, altri sopravvivranno, ottenendo riconoscimenti e anche promozioni. Un libro che sta a metà fra il saggio storico e la monografia sull'argomento: i fatti sono presentati attraverso gli occhi dei suoi personaggi, vengono riportate le loro testimonianze in seguito alle interviste dell'autore, che ha ascoltato i racconti dei sopravvissuti e ricostruito i fatti in base a quanto sentito.
La lettura è semplice, scorrevole e molto coinvolgente e anche la serie tv che ne è stata tratta, è fatta molto bene, che vi consiglio di vedere perchè fedele a questo libro. E' una lettura appassionante e assolutamente necessaria per chi è appassionato di storia moderna e della seconda guerra mondiale, per conoscere una parte, dalle dirette testimonianze dei ragazzi di allora, di quella che fu una delle più profonde tragedie del novecento.
A spasso con Bob, in originale “A Street Cat Named Bob” è un romanzo autobiografico di James Bowen. Il libro ha avuto un seguito, Il mondo secondo Bob e dal romanzo è stato tratto il film omonimo “A spasso con Bob” del 2016.
La trama del romanzo: James Bowen è un giovane australiano con problemi di tossicodipendenza. Un giorno davanti all'entrata della propria casa incontra un gatto randagio e il ragazzo deciderà di adottare il felino dandogli il nome di Bob da “Killer BOB” un personaggio de “I segreti di Twin Peaks”. I due incominceranno a convivere aiutandosi l'un l'altro, passando da tanti problemi e guai, momenti tristi e momenti felici, ma sempre insieme.
La storia è bellissima, sembra un favola dei tempi moderni e alla fine lo è davvero. Chiunque vive cona un gatto, sa quanto questi animali possano sorprendere, possono amare ed essere amati, a differenza di quello che spesso si sente in giro, che li dipinge come esseri approfittatori e nulla più.
La storia commuove in più punti ed è bello sapere che ci sono ancora uomini e animali che si trovano, forse non del tutto casualmente ma sospinti da un'ineluttabile destino e si curano a vicenda, si prendono cura l'uno dell'altro e si ameranno per tutta la vita. Mi è piaciuta davvero tanto questa dolce storia e mi sono ritrovato a cercare su youtube i video che sono stati girati realmente dai passanti ai due protagonisti: il cantante James e il gatto Bob, davvero una palla di pelo rossa bellissima.
Tenero e una lettura perfetta ad introdurre queste giornate che ci portano verso il Natale. Ora mi gusterò il film.
Ero troppo piccolo per vedere “Quelli della notte” e dunque Nino Frassica l'ho conosciuto come ospite fisso nelle trasmissioni di Fazio, quando mi capita di vederlo. Le serie tv dove è stato protagonista non le ho mai viste e così neppure i suoi spettacoli teatrali.
Quei cinque minuti da Fazio mi fanno sempre ridere/sorridere e così ho deciso di cominciare la lettura di questo libro... purtroppo la scelta è stata infelice. Per quanto mi riguarda trovo geniali e fulminanti le trovate dell'autore che buca lo schermo televisivo durante la diretta del programma, ma tutte quelle pagine piene di faccezie (per lo più ripetute nei modi se non nei contenuti) mi avevano già annoiato, anzi reso i nervi scoperti a pagina dieci, arrivare alla fine è stato un puro sforzo di volontà.
Credo che continuerò a gustarmi Frassica in tv e non comprerò mia più un suo libro.
Le Garzantine sono una collana di enciclopedie generali e tematiche edite dalla Garzanti. La collana, concepita da Livio Garzanti, è stata inaugurata nel 1962 con la prima edizione dell'enciclopedia universale. Considerata all'epoca una collana innovativa, fu contrapposta a enciclopedie considerate meno “flessibili” come la Treccani o l'Europea.
Apparsa in prima edizione nel 1972, aggiornata e ampliata nel 1985 e nel 1997, l'Enciclopedia della Letteratura Garzanti si presenta nel nuovo millennio con un bagaglio di preziose novità. Con la collaborazione di specialisti e firme di prestigio, sono stati aggiunti circa 600 lemmi, tra voci e schede di approfondimento, ed è stato compiuto un aggiornamento sistematico dell'opera. Inoltre, sono state inserite due nuove appendici.
Da avere sempre sotto mano, anche se adesso con l'avvento delle nuove tecnologie, sono divenute un po' desuete e poco pratiche: ormai con qualsiasi apparecchio elettronico collegato al web queste informazioni sono sempre accessibili e sempre aggiornate.
Un pezzo di storia.
Le Garzantine sono una collana di enciclopedie generali e tematiche edite dalla Garzanti. La collana, concepita da Livio Garzanti, è stata inaugurata nel 1962 con la prima edizione dell'enciclopedia universale. Considerata all'epoca una collana innovativa, fu contrapposta a enciclopedie considerate meno “flessibili” come la Treccani o l'Europea.
Apparsa in prima edizione nel 1972, aggiornata e ampliata nel 1985 e nel 1997, l'Enciclopedia della Letteratura Garzanti si presenta nel nuovo millennio con un bagaglio di preziose novità. Con la collaborazione di specialisti e firme di prestigio, sono stati aggiunti circa 600 lemmi, tra voci e schede di approfondimento, ed è stato compiuto un aggiornamento sistematico dell'opera. Inoltre, sono state inserite due nuove appendici.
Da avere sempre sotto mano, anche se adesso con l'avvento delle nuove tecnologie, sono divenute un po' desuete e poco pratiche: ormai con qualsiasi apparecchio elettronico collegato al web queste informazioni sono sempre accessibili e sempre aggiornate.
Un pezzo di storia.
Guida ottima, perfetta, spiegata molto bene.
La consiglio insieme agli altri volumi di questa collana (guida alla redstone, al nether e all'end e alla creatività); al suo interno contiene molti consigli che possono aiutarti durante il gioco, è un libro interessante e pieno di contenuti, immagini molto definite e ben dettagliate con spiegazione chiare e coincise, unico punto negativo la sovrapposizione dell'immagine tra le due pagine, questa guida è un buon passo per chi ha iniziato a giocare a Minecraft da poco e ha bisogno dei primi consigli.
La copertina rigida è veramente solida e le pagine sono di buona fattura.
Consiglio questo libro, sopratutto per chi ha iniziato da poco a giocare con Minecraft.
Guida ottima, perfetta, spiegata molto bene.
La consiglio insieme agli altri volumi di questa collana (guida alla redstone, al nether e all'end e alla creatività); al suo interno contiene molti consigli che possono aiutarti durante il gioco, è un libro interessante e pieno di contenuti, immagini molto definite e ben dettagliate con spiegazione chiare e coincise, unico punto negativo la sovrapposizione dell'immagine tra le due pagine, questa guida è un buon passo per chi ha iniziato a giocare a Minecraft da poco e ha bisogno dei primi consigli.
La copertina rigida è veramente solida e le pagine sono di buona fattura.
Consiglio questo libro, sopratutto per chi ha iniziato da poco a giocare con Minecraft.
Conan il barbaro è un personaggio letterario inventato dallo scrittore di racconti di spada e stregoneria (heroic fantasy) Robert Ervin Howard. È conosciuto anche come Conan il Cimmero (dal nome della patria d'origine del personaggio, la Cimmeria).
Secondo la definizione di Lyon Sprague de Camp, le storie classificabili come spada e stregoneria (heroic fantasy): «sono fantasie avventurose che si svolgono in mondi immaginari preistorici o medievali, quando (è divertente immaginarlo) tutti gli uomini erano forti, tutte le donne belle, tutti i problemi semplici e la vita tutta un'avventura», e se a ciò aggiungiamo una visione della vita abbastanza negativa da parte di Howard, otteniamo, in tutta la sua potenza e la sua grazia, Conan, l'impavido guerriero impersonato nel grande schermo da Arnold Schwarzenegger.
Per adesso lascerò solo i miei voti per il primo tomo:
Introduzione: Howard un “eroe” letterario – Gianni Pilo e Sebastiano Fusco - 5/5
La Torre dell'Elefante - 4/5
Il Palazzo dei Morti - 4/5
Il Dio nell'urna - 3/5
Gli intrusi a palazzo - 3/5
La figlia del gigante dei ghiacci - 5/5
La Regina della Costa Nera - 4/5
La valle delle donne perdute - 3/5
Colosso nero - 4/5
Ombre al chiaro di luna - 4/5
Nascerà una strega - 4/5
Ombre a Zamboula - 4/5
Il diavolo di ferro - 3/5
Gli Accoliti del Cerchio Nero - 4/5
L'ombra che scivola - 3/5
Lo stagno dei neri - 2/5
Appendice I: L'Era Hyboriana – Robert E. Howard - 4/5
La cronologia di Conan stabilita da Lyon Sprague de Camp - s.v.
Quando finirò l'intero ciclo, approfondirò in maniera accurata la recensione.
Quando visito una città, soprattutto se di interesse storico e artistico come Siena, la prima tappa obbligata è la prima libreria che riesco a trovare (meglio se piccola e nascosta) a spulciare gli scaffali con le opere locali, snobbando a piè uniti le guide turistiche più rinomate e andando alla ricerche delle chicche nascoste meno commerciali, ma più intriganti.
Storia del palio per immagini è uno di quei tesori che qualsiasi buon pirata alla ricerca di scrigni preziosi non si farebbe mai sfuggire: il libro è una guida a tutti i segreti del palio di Siena, manifestazione storica antichissima, dove ogni contrada viene raccontata attraverso storie, leggende e fatti storici, un modo di viaggiare non solo nello spazio, ma anche nel tempo.
Il Palio di Siena è unico al mondo, una bolla di storia fuori dal tempo, che si respira in curva della piazza di San Martino; camminare dove si svolge il palio è il continuo respirare nella storia medievale e rinascimentale, tutta l'atmosfera è magica e anche se si è circondati da altre migliaia di turisti sembra sempre che da un momento all'altro possa spuntare un cavallo a briglia sciolta che vola verso la vittoria.
Questo libro è secondo me una guida fantastica per scoprire la storia di questa corsa di cavalli, che è anche una rievocazione storica impareggiabile: misteri, curiosità e straordinarie vicende tra storia e mito che hanno fatto di Siena la meta di milioni di persone da tutto il mondo.
Amerete sicuramente tutte le storie e le leggende contenute in questo prezioso libro ricco di immagini.
Killer, in originale “The Hunter” è un romanzo action-thriller di Tom Wood. Il libro è il primo di una serie, arrivata ad otto nel momento in cui scrivo, con il protagonista “Victor, l'assassino”.
La trama del romanzo: Victor è un sicario, un uomo senza passato e senza identità. Nessuno ne conosce le fattezze, nessuno sa dove viva. Pagato per uccidere un ex ufficiale della Lettonia, Victor porta a termine il compito con fredda e calcolata efficienza, ma qualcosa non va come previsto. Qualcuno gli tende un'imboscata nell'albergo dove alloggia, e da cacciatore, Victor si ritrova a essere un bersaglio, braccato da assassini spietati che lo vogliono morto. Nel tentativo di scoprire chi voglia sbarazzarsi di lui, il killer, ora preda ambita e temuta, decide di fare squadra con una donna bellissima, Rebecca, un'ex analista della CIA, divenuta anche lei bersaglio degli assassini. Ben presto Victor si ritrova costretto a fuggire attraverso quattro continenti, ricercato dai servizi segreti e dalla polizia di vari Paesi. Sarà difficile trovare la verità, nascosta in una rete di segreti intessuta da spie, membri dell'intelligence russi e americani, ex ufficiali della Marina e soldati delle forze speciali.
Il problema è che essendo cresciuto con i libri di Robert Ludlum, Frederick Forsyth, John Le Carrè e aggiungiamo anche i primi libri di Lee Child è veramente difficile riuscire a convincermi seriamente che sia arrivato qualcosa di pari livello o almeno un gradino sotto, che sarebbe parimenti accettabile; se poi ti presenti con un libro che sembra essere fatto più per essere una sceneggiatura per un film, con personaggi stereotipati, una storia che sai già dove andrà a finire ad un quarto del libro e oltretutto con i protagonisti che sembrano più che altro stupidi e irreali all'inverosimile, allora proprio non ci siamo.
Il sicario Victor ha l'introspezione di un pupazzo di peluche e pensate forse smette la sua super carriera di assassino proprio adesso, però poi ci ripensa state tranquilli e anche non voglio stare insieme a nessuno perché sono troppo cattivo, però caspita adesso arriva la superanalista, l'analista superfiga Rebecca sappiamo già perché c'è appena la vediamo spuntare, i “cattivi” della Cia sono credibili come i Re Magi, gli altri personaggi probabilmente mia figlia di dieci anni li caratterizzerebbe meglio. Ah, poi il super cattivo assassino, forse non è così cattivo. Come vedete tutte cose mai viste, l'originalità della trama come vedete brilla a chilometri di distanza.
Ah, cioè non vi preoccupate, tutto finisce bene come nelle migliori fiabe, i cattivi pagheranno, i cattivi/buoni prospereranno. So che magari stavate in pensiero.
Anche... no.
Ho trovato questo libro al mare, in quelle librerie tipiche dei posti di vacanza, dove si ammassano centinaia di libri venduti per lo più a pacchi e a prezzi stracciati... a volte si fanno delle trovate interessanti confusi ai soliti thriller e romanzi rosa.
Piccolo tesoro che è andato subito nella mia sezione della libreria dedicato alla prima guerra mondiale, mi mancava un testo che era dedicato solamente alle lettere dei soldati e dei parenti che si scrivevano da casa e dalle zone di guerra o anche dai campi di deportazione.
Libro che ripercorre tramite le cartoline militari, tutte tratte da una collezione privata, la Grande Guerra, per lo più dalle cime delle Dolomiti, scacchiera dove morirono a centinaia di migliaia i soldati italiani e austro-ungarici. Tragedia immane di uomini costretti a combattere anche a meno quaranta gradi su cime innevate, dentro baraccamenti costruiti attaccati al ghiaccio e alla roccia.
Il libro è bello, ricco di testimonianze, ma dopo un po' si ripete e neanche la breve presentazione sul teatro di guerra antecedente le lettere riescono a spezzare la monotonia di parole che invece dovrebbero colpire al cuore e fare male. Probabilmente si poteva fare un po' di più a livello grafico ed editoriale.
Ciò non toglie la preziosità di questa raccolta per capire il sacrificio di chi combatté su questi scenari, oggi meta di turisti, che dovrebbero oltre ad apprezzare questi contesti magnifici, anche quello che fu la scacchiera di morte di molti uomini valorosi.
I robot dell'alba, in originale “The Robots of Dawn” è un romanzo poliziesco di fantascienza dello scrittore Isaac Asimov, pubblicato nel 1983, terzo libro del Ciclo dei Robot. Essenzialmente è una detective story e chiarisce un'idea di Asimov: la fantascienza è un ingrediente che può essere applicato ad ogni genere letterario.
Qui ci troviamo al terzo capitolo del “Ciclo dei Robot” composto rispettivamente da: Abissi d'acciaio - Il sole nudo - I robot dell'alba - I robot e l'Impero.
La trama del romanzo: il libro si apre con il detective Elijah Baley che, mentre si sta allenando con suo figlio e altri terrestri a sopportare l'esposizione all'esterno vincendo la propria agorafobia, viene convocato con urgenza a Washington. Il suo intervento è stato infatti richiesto per vie diplomatiche dal pianeta Aurora, dove R. Jander Panell, un robot umanoide identico al suo amico R. Daneel Olivaw, è stato distrutto mediante un blocco mentale. Nella vicenda è implicato il roboticista Han Fastolfe, il creatore dei due robot umanoidi, che Baley conosce dalle vicende del libro Abissi d'acciaio (il primo romanzo del Ciclo dei Robot).Elijah si recherà su Aurora, dove verrà affiancato nell'indagine dall'amico Daneel; su Aurora Baley incontra di nuovo Gladia, la solariana protagonista del romanzo precedente, Il sole nudo (il secondo romanzo del Ciclo dei Robot). Nel corso della vicenda si scoprirà addirittura che Gladia aveva una relazione sessuale con il robot Jander, e che lo considerava alla stregua di un marito.
Isaac Asimov riprende ancora una volta due dei personaggi più riusciti e popolari della sua letteratura: il detective umano Elijah Baley e il robot R. Daneel Olivaw. Però questo è un libro scritto dopo decenni dai primi due e si vede. I tempi sono cambiati e sembra che anche il buon dottore voglia passare per la sdoganazione del sesso. Per chi ha letto i libri della fondazione e quindi l'ultimo libro che chiude idealmente tutti i filoni di Asimov, è stato illuminante come l'autore inserisca in questo libro riferimenti che gli permetteranno di ricondurre tutte le fila delle sue storie.
In questo caso il meccanismo del libro giallo applicato alla fantascienza perde un po' di mordente, sembra più un pretesto per parlare d'altro ma resta il fatto che leggere Asimov è sempre un piacere; colloco però questo libro un tantino sotto gli altri.