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“Then the prophecies of the old songs have turned out to be true, after a fashion!” said Bilbo.“Of course!” said Gandalf. “And why should not they prove true? Surely you don't disbelieve the prophecies, because you had a hand in bringing them about yourself? You don't really suppose, do you, that all your adventures and escapes were managed by mere luck, just for your sole benefit? You are a very fine person, Mr. Baggins, and I am very fond of you; but you are only quite a little fellow in a wide world after all!” “Thank goodness!” said Bilbo laughing, and handed him the tobacco-jar.
*ho abbassato di una stellina, perché non riesco a mandare giù il fatto che un mago abbia mandato un hobbit di mezz'età in un'avventura per metà della Terra di Mezzo con 12 nani a scassinare non si sa cosa, senza nessun tipo di piano in una montagna occupata da un drago sputa fiamme. Il bello è che a fine avventura, nota perfino che qualcosa sia cambiato in lui. Chissà.
The Hobbit è stata la mia prima vera esperienza con Tolkien in lingua originale e il primo aggettivo che mi viene in mente pensando alla lettura è: incantevole. Il maggior credito questa volta va dato allo stile dell'autore piuttosto che alla storia in sé, non che fosse brutta, ma secondo me soffre di alcuni difetti che personalmente non mi hanno entusiasmato, ma li noto unicamente in quanto lettore del ventunesimo secolo con tutto un background di letture più moderne, probabilmente non andrebbero nemmeno considerati dei difetti contestualizzandolo all'anno dell'uscita.
La capacità di Tolkien di scrivere in questo modo è, nella mia ignoranza letteraria, veramente unica e affascinante, non solo riesce a comporre frasi evocative ma anche poetiche e musicali, senza perdere in comprensione e né in scorrevolezza, dopotutto questo è un romanzo per bambini, o almeno l'intenzione era quella. La magia sta nel comporre quelle semplici frasi, che riescono a sintetizzare l'atmosfera (rigorosamente british) e il sentimento. In più i dialoghi sono magistrali, hanno un eleganza e raffinatezza pari a quella de Il Signore degli Anelli, e non parliamo delle canzoni che finalmente iniziano ad avere senso in inglese.
Per quanto riguarda la storia mi piaceva già e mi piace tutt'ora, ma preferisco leggerla pensando che non abbia alcun legame con Il Signore degli Anelli, e non come un prequel di esso. Ha un ritmo che adoro, ogni capitolo è tutta una storia a sé stante con colori e atmosfere diverse, si passa tra una miriade di stati d'animo e di luoghi incredibilmente belli. I dettagli come da copione riescono a creare quella sorta di convinzione di star leggendo una storia reale di un mondo poco distante ma alieno. Alcuni passaggi mi hanno divertito troppo come l'incontro con Beorn, ed altri entusiasmato come il dialogo tra Smaug e Bilbo. Tuttavia la potenza dell'anello magico di Bilbo, nonostante il punto debole dell'ombra, è comunque veramente troppo overpower, se non fosse stato per quello credo che le avventure della compagnia di Nani sarebbe finita molto prima di arrivare alla montagna solitaria. Il fatto che Bilbo in diverse situazioni sia stato una sorta di Deus Ex Machina mi ha dato un pochino fastidio, ma tutto sommato non è così grave. Ho un'opinione simile anche per la morte di Smaug che ritengo che sia stata troppo fortuita e sbrigativa, ma dopotutto come dice Gandalf alla chiusura, che fornisce una chiave di lettura per la storia, le redini del destino hanno guidato quest'avventura fin dall'inizio. Non è tanto la storia della riconquista del tesoro di Thorin Oakenshield o di Bilbo, lo Hobbit, ma un frammento della grande canzone della Terra di Mezzo.