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Ricordo che comprai questo libro durante i primi anni di scuole medie per una lettura estiva imposta dalla prof. di italiano. Ora, studiando per l'esame di antropologia dell'università, mi è tornato in mente e sono andata a recuperarlo nella libreria, alquanto in buono stato. Per anni mi ero quasi dimenticata di averlo, e sicuramente non mi era passata nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di leggerlo di nuovo.
L'altro giorno però, mi sono sentita incuriosita, forse perché sto trattando il tema o forse per svagarmi un po' dallo studio pressante del manuale antropologico..ed ecco qua!
Meglio di quel che mi aspettassi o ricordassi! Una storia che fa davvero riflettere..sulla natura umana e sul vero concetto di evoluzione..ci saremo davvero evoluti? Oppure, come nel libro, le comunità ancestrali erano esattamente come noi, con qualche comodità in meno? Uno spunto davvero interessante su cui riflettere.
E comunque, ora sicuramente penserò più spesso al "più grande uomo scimmia del Pleistocene"!!
“Il più grande uomo scimmia del Pleistocene” è un romanzo del 1960, che come dice Pratchett, è di difficile collocazione come genere letterario, dato che tratta argomenti che vanno dalla storia primitiva, all'anacronismo, alla fantascienza, all'humour all'inglese; scritto dal giornalista inglese Roy Lewis, narra le vicende di un gruppo di cavernicoli dell'Africa centrale del tardo Pleistocene, le loro lotte per sopravvivere ed evolversi. Esposto in modo umoristico, si prende spunto per scherzare su argomenti attuali che il lettore vede trasportati nell'Africa preistorica, come la contrapposizione tra le generazioni, i primi amori, gli scontri matrimoniali.
La trama narra le vicende di un branco di uomini primitivi, un'orda, e si svolge in un luogo non precisato nell'Africa centrale della fine del Pleistocene, circa 3 milioni di anni fa. Il romanzo è narrato in prima persona dal figlio di Edward, Ernest. Edward, è un novello Leonardo da Vinci preistorico, incoraggia gli altri a scendere dagli alberi, scopre come procurarsi il fuoco, insiste perché tutti abbiano una corretta posizione eretta, inventa nuove armi e trappole per la caccia, scopre come cuocere i cibi. Inoltre, obbliga i figli a sposare donne che appartengono ad un altro clan. A contrapporsi a lui, sarà lo zio Vania, che invece pensa che tutte queste invenzioni, faranno solo danni allo sviluppo dell'orda. Da qui nascono i dialoghi divertenti.
Se possiamo essere d'accordo con Pratchett quando afferma che il libro è di difficile collocazione, non possiamo fare altrettanto quando afferma che “Il libro che avete tra le mani è uno dei più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni.” Non trovo questo romanzo così geniale e divertente come lui e altri hanno ritenuto; il libro scorre ed è ironico, in alcuni punti anche divertente. Definirlo comico mi pare esagerato, ma l'intelligenza e l'acume dell'autore sono fuori discussione. Da apprezzare anche l'uso di anacronie a scopo comico.
Un modo singolare e simpatico di ragionare sulle nostre origini e se volete qualche ora di piacevole svago, potete certamente cimentarvi nella lettura di questo libro.