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Pazzesco.
È il primo libro di Banana Yoshimoto che leggo nella mia vita. Sinceramente, non sapevo proprio cosa aspettarmi, pur conoscendo in parte quanto sia diversa la letteratura giapponese dalla nostra.
Credo di essere rimasta senza parole e di non riuscire ancora ad articolare nessun pensiero coerente con quanto ho appena finito di leggere. Sarà perché ho letto il libro tutto d'un fiato mentre andava preso a piccole dosi...non so.
Sta di fatto che, in quelle parole, c'è tanta di quell'immensità da perdersi completamente...rimanendo nudi di fronte all'essere, al non essere, alla vita, alla morte...insomma: davvero pazzesco.
"I suoi movimenti erano così fluidi che qualsiasi posa assumesse dava un’illusione di immobilità. Per quanto la musica potesse essere fragorosa, lei sola sembrava esistere in un mondo senza suoni."
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"Sentii un senso di perdita assoluto, come se il mondo dovesse finire."
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"Il corpo, senza uno spirito che mi guardi, è solo un contenitore. E quindi lo si può guarire, come si aggiustano le macchine, pensai."
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"Per esempio quando tu chiudi gli occhi, in quel preciso istante il centro dell’universo si raccoglie dentro di te."
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"Dato che la memoria è energia, se non viene liberata rimane nel corpo e intristisce."
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"Convenzioni, strane regole non scritte… ce n’è un’infinità, e proprio perché creano tante piccole limitazioni, all'interno di un ambiente ristretto hanno una forza assoluta. Stereotipi che agiscono ancora prima del giudizio morale..."
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"Insomma, a parte la differenza di atmosfera, la percentuale di persone speciali e di quelle insulse era la stessa dappertutto."
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"Parole che in quel momento potevano riferirsi solo a me, e che a un altro sarebbero parse insignificanti, banali. Le persone che pronunciano parole così lo fanno come per caso, come se non avessero nessuna importanza, ma in realtà, in qualche parte profonda di loro, devono conoscere il potere di quello che hanno appena detto. Sentire di averti dato qualcosa che hanno portato da chissà quale meraviglioso luogo infinitamente distante."
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"La mia casa sono solo io, il mio posto è solo dove sono in quel momento, e però questa realtà non si può isolare: è un processo continuo come la bellezza azzurra dell’aurora che dopo un istante si trasformerà in un’alba che possiede una diversa bellezza non meno meravigliosa. È più o meno la stessa cosa."
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E potrei andare avanti ancora per molto...
È qualcosa che tocca nel profondo.
If I had to be stuck reading the fiction of just one country, it would, without a doubt, be Japan. Banana Yoshimoto's short story collection, Lizard was nothing short of adventurous, witty, and insightful. The stories ranged from a mystical encounter on the Tokyo subway, a woman with a lizard tattoo, and a former prostitute getting married.
While it's very difficult to grasp the ability of an author's prose when reading a translated book, Yoshimoto must have worked hand in hand with her translator to achieve the level of description and poetry that she did. The content, however, did not disappoint. It may be argued that the eponymous story, Lizard, was the most masterful - a story about a woman with a Lizard tattoo and her lover, the first story, Newlywed, was my favourite. Newlywed is about an everyday encounter turned extraordinary - a homeless man sits down next to an unhappily married man on the subway and starts a conversation about why this married man deliberately missed his stop.
The general drift of Japanese post modern literature is echoed throughout her stories. There is an unusual lack of plot and even the character development is kept to a minimum, but never in a bad way. The reader gets to echo the story in their mind almost the same way reality would play them out were they real. All this coupled with the Japanese culture about the power of nature, it is no wonder Banana Yoshimoto has reached the level of popularity in Japan that she has.