Il seme delle piramidi

Il seme delle piramidi

«Sono come uno di quei semi tirati fuori dalle Piramidi egizie», scrive Melville in una lettera a Hawthorne del 1851, «che, dopo essere stato per tremila anni un seme e nient'altro che un seme, e dopo essere stato piantato nel suolo inglese, si è sviluppato, è cresciuto fino al suo verde rigoglio, ed è poi ammuffito». La carriera di Melville nei primi anni '50 è ovviamente molto più problematica di quanto lo scrittore stesso non indichi con queste affermazioni. Prendendo atto di tale problematicità, questo libro si propone di ricostruire e di esplorare l'evoluzione di Melville, attraverso il filtro dei suoi scritti hawthorniani, nel contesto culturale dell'America di metà ottocento. In questi anni determinanti e attraverso questi testi, in presenza e in assenza di Hawthorne, Melville emerge come un artista e un intellettuale in continua, problematica trasformazione. E' un Melville in transito, per così dire, dalle posizioni critiche infraculturali del 1850 alle posizioni critiche più sovversive e antagonistiche degli anni 1851-52, fino alle posizioni controculturali del successivo periodo intermedio degli anni 1853-57, l'ultima grande stagione produttiva prima del rituale rinnovo di fede nella democrazia e nell'America con cui il Melville poeta, sulla scia della guerra civile, si adeguerà alla retorica della cultura dominante.


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