Reading Pod feels like reading Blackfish or The Cove, but if they were beautifully written fiction. Not surprised to see them quoted as inspiration for the novel.
There were a couple of things that made me quirk my brow and felt a tad too YA for my taste, but Pod remains one of the best books I've read this last couple of years!
Miden risponde alla domanda “come sarebbe una storia scritta dal punto di vista di diversi personaggi, ma tutti avessero gli stessi processi mentali narcisisti e la stessa identica voce?”.
C'è del potenziale inespresso nell'avvenimento al centro del racconto, e più di una frase è scritta bene.
Interessante anche l'ambientazione in una democrazia partecipativa “perfetta” destinata a rivelarsi puro solipsismo.
Peccato che non venga sviscerata, a favore di 200 pagine di noiosissima e distaccata autocommiserazione.
Utile per capire il Movimento a 5 stelle.
Le storie sono concetti ambigui, falsificabili e falsi. Come la vita.
Non so dire se questo libro sia scritto bene, editato bene, entrambe o nessuna.
Ma mi sono riconosciuta dalla prima alla quarta di copertina ed è la prima volta che mi capita di assegnare una valutazione alta a un libro per questo.
O almeno, questo è quello che mi racconto, a bordo di un treno verso Milano.
Un elenco di cose molto trash a cui sono stata più volte tentata di aggiungere elementi tra i miei favoriti.
Pecca spesso di un eloquio iperbolico non sempre giustificabile, già tratto saliente della dialettica dell'autore. Ho apprezzato, ma non senza freni come avrei sperato all'atto dell'acquisto.
Comunque gli si vuol bene.
Beasts of a little land is like Game of Thrones, in that it got me caring for the first leading man and killed him off shortly after, leaving behind a lot of well written but ultimately bland prose and a slew of characters I just couldn't connect with, no matter how hard I tried.
The last literary straw, for me, was the sudden and unjustifiable change of narrator for the last chapter.
I wanted to like this one, but didn't.
A very well-written book I'll never read again.
Carrère says at the end that writing this story could only be a crime or a prayer.
I disagree. A crime it isn't. But it doesn't qualify as a prayer either, at least not to me.
Looking to understand the monstrosity of a life and crime such as Jean Claude Romand's is a fool's errand. It doesn't bring any clarity to what was evidently a dark and broken abyss of meaninglessness to begin with.
True crime, even when elevated by superb writing such as in this case, will never be my thing.
Un simpatico spiegone.
Può risultare noioso a tratti, specie per chi conosce già parte dei mondi descritti (editoria, traduzione, stampa, etc.).
Per me, è valsa la pena anche solo per alcuni contributi di Luca Sofri e per l'ultimo capitolo sui ladri di libri.
Un paio di errori e imprecisioni mi hanno leggermente infastidita (il font di sistema dei device Apple è, già da qualche anno, San Francisco, non Helvetica Neue, per esempio).
Oh! A love story, ok.
Three months later: ok, this Connell guy seems to be a fuckboy.
Two months later: ok, Connell is an idiot.
Six weeks later: Connell is still an idiot
One year later: Connell? What a moron.
Two weeks later: oh, Marianne is pretty f***ed up too.
Twelve days later: Connell is still pretty dumb for someone who is supposed to be a genius. Marianne is still a mess.
...
Four years later: Connell is still a stupid man and Marianne is still a mess, but a little better. All in all, they are indeed pretty normal people.
Ho detestato questo libro per il primo 70%, il restante 30% mi è sembrato tollerabile.
Peccato, perchè lo sfondo della Seattle multietnica degli anni ‘40 e la storia dei campi di concentramento per nippoamericani avrebbe potuto generare molto più di questa storia, che con lo zenzero non ha quasi nulla a che fare.
Ricevuto da amici, non l'avrei scelto per me, specialmente nel suo titolo originale.