Un'ottima lettura, come avevo già sperimentato con questo autore. Trama che sta in piedi, personaggi convincenti e stereotipi al minimo. Se vogliamo, un po' corto e finale un po' veloce. Un autore che non delude.
Né infamia, né lode. C'è di meglio, ma anche di peggio. Buona trama, scrittura un po' meno.
Ancora più bello del primo, la saga ormai mi è entrata nel cuore anche grazie al gioco da tavolo
Buon proseguimento, anche se la trama del primo era superiore. Un po' tirato a tratti, ma quando leggi una serie non stai tanto a farne una questione di principio. Avanti verso il terzo libro.
Capolavoro. Splendido il finale. Anche se non ho potuto sempre capire tutte le citazioni, è davvero un gran libro.
Con tutto l'entusiasmo possibile e immaginabile dopo aver adorato il primo libro pur con tutti i suoi difetti, mi sono buttato a capofitto sul sequel. Il tuffo però è stato sfortunato e sono caduto di testa sugli scogli.
Il primo problema è che questo libro non è niente di più di una minestra riscaldata e allungata all'inverosimile da chili su chili di politically correct che porteranno il caro lettore, anzi, carö lettorö, a un'indigestione di buonismo di quelle memorabili. Tale indigestione, tra l'altro, sarà probabilmente l'unica cosa che mi ricorderò di questo libro da qui a un anno.
Ora vediamo un po' più da vicino l'opera senza spoilerare troppo. La trama è simile a quella del primo (e già qui qualcosa non va), dove un gruppo di “supereroi” svolge una missione tanto segreta quanto improbabile in cui fin dall'inizio l'argomento principale è l'unico dilemma permesso nella società del XXI secolo: sono maschio o femmina? Come ormai succede nella maggior parte delle opere più pubblicizzate, ormai i personaggi non sono più caratterizzati dalla caratura morale, dalla bontà d'animo o dalle conseguenze delle loro azioni. No, ormai tutto ciò non conta più nulla. L'unica missione accettabile è quella di aderire ciecamente al nuovo bipensiero e l'unico dubbio che i personaggi possono permettersi riguarda il fatto di non essere sicuri, anzi, sicurö, appunto, di stare di qua o di là. Guai ad avere un dubbio su altro.
In ogni caso, butto giù il boccone amaro e mi dico, superato il pippone inizia l'azione. Sbagliato. Sbagliatissimo. Il twist della trama sta insieme con lo scotch, anzi, non sta insieme per niente, e si vede da un chilometro che il tutto è stato scritto in funzione di fare un secondo film, ma che la sceneggiatura originale rispettasse fin dall'inizio tutti i canoni per essere una bastonata sui denti di chi lo guarda ma che inspiegabilmente potrebbe fare successo al botteghino.
Passiamo poi ai personaggi. Il protagonista, Wade, è cambiato rispetto al primo libro. Nel primo libro era facile tifare per lui: il classico “sfigato” da videogame da anni Novanta che si innamora, viene ricambiato (che coraggio, l'autore, in questo caso), sfida i videogiochi e salva tutto e tutti. Nel secondo libro Wade è un miliardario simpatico come un calcio nelle parti basse (e la trasformazione potrebbe starci, tutto sommato) che vuole sempre avere ragione e ha sempre ragione. E qui il secondo (anzi il centesimo) problema. Nella vita vera, Art3mis (l'unico personaggio riuscito e credibile sia nel primo, che nel secondo libro) l'avrebbe lasciato affogare nella tazza dei cereali il terzo mattino di convivenza.
Non parliamo poi dei due “santoni” Og e Anorak - definirli grotteschi sarebbe troppo poco. Inoltre, dove nel primo libro il focus era molto sui videogiochi e sui giochi di ruolo, in questo secondo libro il focus è al 95% sui film. Non essendo un cinefilo, ma anche non essendo interessato ai film in generale, molte parti del libro per me sono state noiose e incomprensibili.
Il libro è stato di una noia mortale, non vedevo l'ora che finisse e ho fatto una fatica tremenda a portarlo a termine.
Incredibilmente, comunque, Wade sul finale si rivolge alla defunta madre chiamandola “mamma”. Ammetto che a quel punto ero sicuro che l'avrebbe chiamata “genitore 1”. Questo sussulto di vita, però, è insufficiente per andare oltre la stella.
In una recensione in inglese ho letto: This book should be reserved only for punishing society's most heinous criminals. Non potrei essere più d'accordo. Da una parte è un peccato perché la scrittura è sempre di ottimo livello, ma spero che l'autore prima di tutto non vada avanti con questa storia (ci sarebbero modi meno dolorosi di suicidarsi piuttosto che leggere un eventuale terzo libro) e, soprattutto, prenda un po' di coraggio e si pieghi leggermente meno all'egemonia del politically correct che ha permeato ogni singola pagina di questo terrificante libro.
Eccezionale. Che libro! Dopo un inizio un po' lento, l'autore tiene il lettore incollato al libro e le pagine inizieranno a volare via una dopo l'altra...finale forse che si risolve un po' troppo rapidamente, ma ho trovato Fu sera e fu mattina un libro molto scorrevole e incredibilmente coinvolgente. E che emozione quando scrive per la prima volta “King's Bridge”.
Da dieci stelle. Bellissimo.
Scrittura di livello, ma storia molto debole. Per la prima volta l'autore - uno dei miei preferiti - mi ha deluso, spero sia l'eccezione che confermo la regola. Se non era scritto da Manfredi l'avrei mollato dopo non troppe pagine.
Ho incontrato questo libro per caso, avevo letto male il titolo. Tuttavia, mi sono ritrovato immerso in una storia che non conoscevo affatto, dove tutto viene spiegato dall'autore in modo coinvolgente ed esaustivo. La storia della nave Erebus è molto affascinante, così come la sua fine ancora in parte avvolta nel mistero. Una bella sorpresa.
Interessante rilettura di un'epoca passata, una follia concepita da una persona probabilmente non del tutto in sé, ma un saggio ben scritto, corto e veloce da leggere. Consiglio agli appassionati di storia del Novecento.
Non so perché ci casco sempre. Questi libri “moderni” di Ken Follett hanno sicuramente un'ottima scrittura, molto coinvolgente, ma più uno pensa a cosa legge, peggio è. Personaggi triti e ritriti, zero sorprese nella trama (letteralmente, si potrebbe smettere di leggere a pagina 50, dire a voce alta cosa succederà ai vari personaggi e sarà difficile non azzeccare), tutto molto politically correct che, come tutto il politically correct in generale, si contraddice da solo, ministorie che aggiungono meno di niente alla trama, ma che servono soltanto a spingere sui soliti temi di cui abbiamo capito perfettamente cosa ne pensa l'autore.
E tutto questo senza nominare il finale: non c'è il finale. Non è un'iperbole, è come “funziona” questo libro. Una delusione tremenda, ma dopo aver letto la trilogia del XX secolo dovevo saperlo, quindi è colpa mia.
Adatto a chi vuole leggere una trama vagamente coinvolgente senza pensare, ma per non pensare a certe cose bisogna impegnarsi parecchio. Per parafrasare il libro, da leggere “per niente al mondo”.
Sarebbe tre stelle e mezzo ma aggiungo mezza stella per incoraggiamento. Trama coinvolgente, buoni i personaggi, ma uno sfacelo di typo ed errorini vari...consiglio all'autore di rileggere tutto, correggere, e ripubblicare perché l'opera merita.
Trama molto avvincente, personaggi ben descritti, mi è piaciuto molto, difficile smettere di leggere. Tolgo una stella perché la traduzione, seppur piuttosto scorrevole, è davvero piena zeppa di frasi rese in modo eccessivamente letterale (se c'è fumo, c'è fuoco, “avere” una conversazione e moltissime altre).
Alcune parti un po' (tanto) forti.
Non male, ma ho scoperto che la saga è fatta di diversi libri e sembra che in italiano ci sia solo il primo. Deprimente.
Manfredi è uno dei miei autori preferiti, ma in questo libro non mi ha entusiasmato, anche nel finale poco approfondito. Di solito i suoi libri mi piacciono molto di più, questo mi ha lasciato poco.
La serie continua con una nuova avventura e protagonisti vecchi e nuovi. Come sempre, libro ben scritto e ben tradotto, e una pagina tira l'altra.
Ci vorrebbe troppo tempo per scrivere una recensione completa. Ho apprezzato altre opere di questo autore, in particolare Padri e figli. Un po' scontato il finale, buona descrizione e personalizzazione dei personaggi, in cui però non è facilissimo identificarsi.
Scrittura e trama di ottimo livello, anche se ho dubbi fortissimi sulla veridicità storica di molte delle cose narrate. Ci ho messo un po' a leggerlo, più del solito, alcune parti potevano essere un po' tagliate; soprattutto intorno al 75-80% la narrazione cala un po' di ritmo. Poi si riprende, ma quella parte poteva migliorare.
Non so cosa ho letto la prima volta. Con la seconda rilettura, complice anche il gioco da tavolo, mi è piaciuto molto di più. Continuerò la saga.
Recensione completa con immagini sul blog Il Topo di Ludoteca a questo indirizzo.
Il tesoro di Atlantide è un librogame per bambini perfetto per introdurre giovani avventurieri a questo fantastico hobby. Può essere giocato in autonomia o letto da un adulto per uno splendido momento da trascorrere insieme, magari durante le vacanze di Natale.
Negli ultimi tempi si è vista una certa rinascita del settore dei librogame, una passione giovanile per molti mai sopita, basti vedere il recentissimo successo della campagna KickStarter di The Necronomicon: Carcosa, che ha raccolto oltre 35.000€ nel corso del finanziamento.
Trattandosi di prodotti sempre più diffusi, è facile capire perché diversi editori stanno pubblicando volumi sempre più curati, non solo dal punto di vista della storia. In questo ambito, l'editore dV Giochi ha deciso di proporre un prodotto un po' diverso rispetto agli altri, dedicato ai bambini. La collana “La mia prima avventura” per ora è composta da due volumi, “Il tesoro di Atlantide”, di cui parliamo in questo articolo, e “Alla ricerca del drago”, entrambi presentati al recente Lucca Comics and Games.
“Il tesoro di Atlantide” è un libro perfetto per bambini alla prima esperienza con un libro game. All'inizio, il piccolo lettore dovrà scegliere quale sottomarino (a forma di animale) utilizzare per l'esplorazione di Atlantide e potrà immergersi con il pescespada, la manta o il capodoglio, selezionabili tramite il disco rosso in terza di copertina.
Forse l'opzione migliore sarebbe regalare questo libro a un bambino già in grado di leggere e gestire autonomamente il librogame per “iniziare” l'avventuriero a un genere nuovo. Tuttavia, svolgere l'avventura con un genitore sarà ugualmente apprezzato anche dai bambini che non hanno ancora le competenze di lettura necessarie. I bimbi più curiosi saranno entusiasti di svolgere l'avventura più volte, magari utilizzando un altro sottomarino o provando ad arrivare fino in fondo effettuando scelte diverse, ad esempio partendo da un'altra zona nella primissima scelta.
Un capolavoro del suo genere. Non è un libro per tutti, solo per appassionati o interessati a questo tipo di avventure. A volte la scrittura è un po' prolissa, retaggio del periodo in cui il libro è stato pubblicato; in alcune parti si sarebbe potuto benissimo tagliare senza perdere nulla. Quattro stelle per la scrittura, ma una stella in più per l'importanza del libro e delle storie raccontate. Non oso pensare che scempio ne hanno fatto nel film...