Ratings3
Average rating3.7
Avrei veramente voluto che fosse un libro da cinque stelle, ma non lo è stato.
Se non avete ancora iniziato a leggere le (dis)avventure di Fitz o Ragazzo non sapete cosa vi perdete. FitzChevalier è un capolavoro di personaggio, Robin Hobb fa da maestra, costruendo un personaggio credibile, vivo, lontano dagli stereotipi del protagonista ambizioso ed eccellente in tutto. Perché Fitz è un semplice ragazzo catapultato in un mondo che non avrebbe mai voluto abbracciare, un'indole non adatta alla sua levatura, ma che probabilmente gli ha salvato la pelle più di una volta, e dopo tutto gli errori, gli sbagli, Fitz è un personaggio degno di stima, che difficilmente non si ama.
La trama copre un arco molto lungo di tempo, poiché si concentra sullo sviluppo del protagonista, perciò non è delle più interessanti. Ci sono pochi episodi che hanno reali risvolti sulla trama, e alcuni narrati in maniera esemplare, tanto che mi hanno catturato completamente, ma la maggior parte del tempo non è accaduto. La nota dolente è l'episodio finale, grandissimi potenziali, risvolti inaspettati uno dopo l'altro, ma in un certo senso molto, se non troppo, insoddisfacente. Un finale che non mi è piaciuto. Nota di merito è la continuità fluida del romanzo, non ci sono interruzioni temporali, è un lento scorrere nella vita di un ragazzo.
Tecnicamente è estremamente scorrevole, il lessico è essenziale, le descrizioni semplici e chiare, tutto a favore di una lettura piacevole e rilassante. Leggerò sicuramente i seguiti, anche per risolvere diverse questioni in sospeso.
Il romanzo è più che buono ed anche molto più originale di molti fantasy usciti ultimamente, specie nell'idea principe di descrivere il lato oscuro del potere, le trame, i sotterfugi, lasciando le magie classiche di questo genere, sullo sfondo. Una menzione all'ambientazione di tutta la trilogia che anche se pesca a piene mani in un medioevo bucolico e molto romanzato, ben diverso da ciò che fu in realtà, ben si addice a tutta la storia.
Robin Hobb costruisce un affresco elegante e coinvolgente. I Sei Ducati rispecchiano appunto un medioevo molto romanzato e come la poca magia presente viene lasciato come parete senza una vera valorizzazione per invece esaltare atmosfera, trame e personaggi. Scelta non comune quella di utilizzare la prima persona al passato per la narrazione: infatti è lo stesso protagonista che ormai anziano racconta la sua vita di assassino e uomo del Re.
Il contrato tra la bontà del protagonista e la sua spietatezza come assassino per conto del Re è ben delineato ed è un piacevole contrasto che lascia spazio a molti monologhi interiori di introspezione pura.
Un altro punto di forza è sicuramente il talento dell'autrice nel creare un coinvolgimento totale nel lettore verso la storia che racconta e quel senso del voler continuamente voltare le pagine per sapere cosa succederà dopo, con il risultato di incollare il lettore alle pagine.
Il romanzo dunque si fa leggere tutto d'un fiato nonostante i momenti di “pura azione” siano rari e malgrado tutto riesce a mantenere viva l'attenzione di chi legge.
Dunque un primo capitolo iniziale di questa saga fantasy diverso da tutti quelli che ho letto finora, molto, molto ben scritto nonostante in questa prima parte di storia tutto si snoda praticamente nella sola fortezza; personaggio principale azzeccato, i comprimari che ruotano intorno alla vicenda sono anche loro dipinti in maniera eccelsa; la magia fa da sottofondo all'intero libro, ma non è la parte principale.
Per concludere una menzione speciale alla figura che più mi ha colpito: quella del “Matto” di corte, enigmatica e triste.
Primo libro di una trilogia ben congegnata, veloce e scritta divinamente.