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Gilead, in originale pubblicato come “Gilead” è un romanzo scritto da Marilynne Robinson che è stato pubblicato nel 2004. Marilynne Robinson pubblica per la prima volta Gilead nel 2004 e vince il premio Puitzer nel 2005. L'Italia ha atteso diversi anni per pubblicarlo ma la traduzione di Eva Kampmann restituisce minuziosamente l'atmosfera linguistica dell'originale. E' il secondo romanzo della scrittrice, ed è il primo della trilogia, a cui si aggiungono Casa e Lila che compongono il trittico romanzesco che segna la definitiva consacrazione dell'autrice.
Il libro è scritto come un romanzo epistolare. Infatti l'intera narrazione è un unico, continuo, seppur episodico documento, scritto a più riprese in una forma che combinano un diario e un memoire. Leggiamo l'autobiografia fittizia del reverendo John Ames, un anziano parroco nella piccola città isolata di Gilead, Iowa, che sa che sta morendo di una malattia cardiaca. Ames spiega che sta scrivendo un resoconto della sua vita per il suo figlio di sette anni, che avrà pochi ricordi di lui.
Siamo nel 1956, John ha 76 anni e sente che la fine è prossima. Dieci anni prima ha incontrato l'attuale signora Ames, molto piú giovane di lui. La donna aveva sofferto molto: il pastore se ne innamorò e in lui la ragazza ha trovato conforto e assistenza. Ora sembra proprio che siano felici, sotto ogni punto di vista. Il vecchio padre sente che il figlio di sei anni non potrà mai veramente conoscere la sua storia. Ames inizia cosí a scrivere una specie di testamento, la storia della sua famiglia. Racconta di suo nonno, un uomo impegnato nelle lotte contro la schiavitù, del padre pacifista durante la guerra di Secessione. E poi si chiede: cosa ho imparato io da tutti voi?
Il romanzo è pieno di personaggi che si specchiano e si riflettono, dove Gilead che sta al centro è un crocevia, un piccolo pezzo di mondo in cui si affacciano le vite e le storie dell'agire umano, nella narrazione di poche vite è racchiusa l'intera vicenda umana, nelle pagine si riesce ad evocare il significato della fede, l'incredibile potenza con cui si crede in qualcosa. Senza quasi che il lettore se ne accorga, con una prosa molto curata tra meditazioni e citazioni bibliche, Marilynne Robinson racconta in questo libro niente meno che la storia di un santo, un santo che non si fa annunciare da roboanti miracoli e che mai oserebbe proclamarsi tale, e l'inconsueto fascino del libro sta proprio in questo dire tutto dando l'impressione di non dire niente.
E' un libro meraviglioso per chi ha voglia di dedicarsi con calma e concentrazione alla lettura. Non è un romanzo da mordi e fuggi, richiede pazienza e tempo sebbene sia breve. E' commovente, intimo, profondo e raccolto e trasmette un senso di pace rassegnata.
Leggetelo.